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Note di regia de "Il bambino di vetro"


Note di regia de
Ho scelto di mettere al centro del film lo sguardo di un bambino di dieci anni conosciuto casualmente qualche anno fa in un vicolo palermitano. Uno di quei bambini che trattengono ancora l'innocenza della loro età ma che rendono già visibile la precoce maturazione. Per me, una folgorazione. Il racconto cinematografico si sviluppa attraverso quello sguardo. Lo spettatore vedrà con i suoi occhi, e si farà un'idea della realtà che viene rappresentata attraverso i suoi comportamenti e le sue reazioni. Quella che sembra infatti una storia di "famiglie criminali" si scoprirà essere alla fine, con un totale ribaltamento di prospettiva, per il bambino e per chi guarda insieme a lui, una storia di "famiglie naturali".

Lo sforzo registico è sempre stato quello di mettersi al servizio della storia, eliminando il superfluo, gli inutili fronzoli, per arrivare il più chiaramente possibile all'essenziale funzionale al racconto.

Abbiamo filmato e fotografato con Duccio Cimatti una Sicilia fredda, invernale, in un mese di febbraio in cui ha anche nevicato. In particolare Palermo, osservata da prospettive che la rendono quasi irriconoscibile, se non nella scena finale, da una terrazza che si affaccia su un panorama inusuale della città.

Si è scelto infine di utilizzare prevalentemente il dialetto del luogo. Una scelta che dopo molte discussioni mi è sembrata inevitabile.

Federico Cruciani