banner970x250
banner430X45

A Bologna "Pasolini: la reinvenzione del
mito e il cinema in forma di appunti"


A Bologna
Due itinerari nel cinema di Pasolini si intrecciano nel mese di febbraio, nell'ambito della retrospettiva integrale curata dal Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna.

Il programma della quarta parte della retrospettiva, dal 1 febbraio 2016 al cinema Lumière di Bologna (Sala Officinema/Mastroianni), è infatti costituito dai film che reinventano il mito classico e dai film in forma di appunti, due percorsi paralleli che trovano in Appunti per un'Orestiade africana (1970) il loro punto di incontro.
Nella personale rilettura dei miti e delle tragedie classiche avviata alla fine degli anni Sessanta, Pasolini descrive un mondo arcaico in cui rintracciare le radici culturali di quella civiltà che andava ormai definitivamente estinguendosi, sopraffatta dallo sviluppo industriale della società borghese contemporanea.
Edipo Re (1967) è una tragedia di Sofocle reinventata alla luce di Freud, il primo film dove Pasolini si misura con il Mito classico, per evocare, in modo visionario e onirico, la propria autobiografia. Con l’apporto del geniale Danilo Donati, il poeta-regista cala la storia di Edipo in una dimensione barbarica e allucinata, dove i paesaggi desertici del Marocco si contrappongono al bellissimo, dolente prologo friulano (impaginato come un film muto) e all’epilogo atemporale a Bologna e Milano.

In Medea (1969) la tragica eroina di Euripide - interpretata da Maria Callas qui nel suo unico ruolo cinematografico - diviene un emblema del Terzo Mondo ingannato e sfruttato dalla razionalità pragmatica dell’Occidente (Giasone), destinato ad annullarsi per non farsi annullare. Le sequenze del sacrificio umano, girate in Turchia, sono fra le più alte e crudeli del cinema di Pasolini.
L'Orestiade pasoliniana sperimenta invece l’idea di ambientare la tragedia di Eschilo nell’Africa della post-decolonizzazione, teatro di un’armonia utopica fra irrazionalità ancestrale e dominio della ragione. È al tempo stesso un diario di viaggio, un film-saggio antropologico, un racconto di finzione, con una parentesi di jazz session di Gato Barbieri. Trait d'union con il secondo percorso di questo mese, il film è la seconda di cinque parti di Appunti per un poema sul Terzo Mondo, progetto avviato alla fine degli anni Sessanta che voleva indagare la realtà dei mutamenti sociali e culturali dei nuovi Paesi emergenti nella seconda metà del Novecento in relazione alle relative culture tradizionali. Pasolini riuscì a realizzarne solo due segmenti, il primo dei quali - Appunti per un film sull'India (1968), un viaggio nella realtà fisica e religiosa del paese, dominato dalla fame e dal sacrificio – grazie a un’occasione offertagli dall’odiata Rai Tv.

01/02/2016, 13:06