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IL MEGLIO DEL CINEMA ITALIANO 2015


I grandi autori, la commedia fotocopia, alcune interessanti novità. Così, forse, si può sintetizzare il 2015 del cinema italiano con il film di Paolo Sorrentino in testa al gruppo anche europeo. Incassi e presenze in calo (ma i numeri ci interessano poco), per un cinema di cassetta che punta sul sicuro con attori e registi ma che in qualche caso esplora con successo nuovi percorsi narrativi e stilistici.


IL MEGLIO DEL CINEMA ITALIANO 2015
"Youth - La Giovinezza" di Paolo Sorrentino
Forse qualcosa si muove. Mentre i numeri del pubblico in sala collassano sotto i colpi dell'indifferenza ma soprattutto di Sky-Mediaset-Rai-Netflix-epiattaformevarie (legali ed illegali), il cinema italiano prova a darsi una spinta dal quel fondo dove è arrivato da tempo.

Gli autori sono tornati a far parlare di sé, con Moretti, Sorrentino, Garrone a Cannes (insieme a Minervini), Laura Bispuri che debutta a Berlino con "Vergine Giurata" (in testa alla nostra classifica 2015 per concorsi e premi), e un gradino sotto (forse anche due o tre) Bellocchio, Guadagnino e Messina a Venezia con "Non Essere Cattivo" di Claudio Caligari fuori dal Concorso una serie di registi che, a parte l'ultimo citato, ricominciano a mostrare di avere fame. Di racconto, ovvio, voglia di portare sullo schermo qualcosa di originale, spesso poco riuscito, qualche volta molto presuntuoso ma almeno nuovo e non copiaeincollato da qualche altro film di cui, magari, ignoravano l'esistenza (registi andate al cinema, please). Su Belloccio, discorso a parte per un film che rimane per noi tra i più incomprensibili della stagione, sin dal titolo (forse perché era pieno di parenti..?).

Sembrano fortunatamente anche un po' esauriti i filoni che per anni ci hanno torturato in sala: la disoccupazione, la crisi della coppia, la sessualità difficile, ma anche la commedia al femminile, argomenti e generi su cui hanno girato chilometri di pellicola senza fare un passo in avanti che è uno sul tema.
Certo alcuni documentari, genere sempre più apprezzato anche in sala, continuano a raccontare di integrazione, di riscoperta delle radici, di viaggi nel mediterraneo, senza rendersi conto di essere superati quotidianamente da una televisione che usa lo stile narrativo spesso meglio del cinema, e sicuramente con tempi più attuali e fruibili. Anche qui, guardate la realtà ma anche la televisione.

Di sicuro, a parte le grandi produzioni di registi affermati, e ci piace segnalare l'ottimo "Suburra" di Stefano Sollima, dobbiamo registrare un drastico calo dei budget di produzione dei singoli film con una serie di piccole opere per nulla compensate dalla grandezza dell'idea (che è gratuita...). Una schiera (oltre 100) di lungometraggi senza senso che abbiamo visto dall'inizio dell'anno e che ancora ci chiediamo per quale motivo siano stati prodotti e distribuiti a parte contenere i drammatici numeri della disoccupazione.

Poi ci sono i film che funzionano, malgrado i budget ridotti e i percorsi accidentati di produzione: "N-Capace" di Eleonora Danco, "Pecore in Erba" di Alberto Caviglia , "Banana" di Andrea Jublin, la rivelazione "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti (in sala dal 25 febbraio prossimo) e i documentari "S is For Stanley" di Alex Infascelli e "Showbiz" di Luca Ferrari con i quali la Festa del cinema di Roma ha provato ad invertite il preoccupante fenomeno di desertificazione dell'auditorium.

Un discorso a parte va fatto per la commedia. Una valanga di fotocopie ci ha sommersi sin da gennaio con una decina tra sceneggiatori, registi, attori e attrici che sapientemente mescolati ci hanno proposto lo stesso film in 50 salse diverse. In questo minestrone dal sapore inconfondibilmente sciapo, esce qualche primizia di discreto livello: "Italiano medio" di Maccio Capatonda e "Natale col Boss" di Volfango De Biasi con Lillo e Greg.

Tutti i film del 2015

02/01/2016, 10:00

Stefano Amadio