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LUCA BALBONI - La mia avventura nella musica da film


Intervista al compositore italiano, sempre più affermato oltre Oceano nel campo


LUCA BALBONI - La mia avventura nella musica da film
Luca Balboni
Giovane compositore italiano affermato all'estero: basterebbe questo per giustificare l'intervista che abbiamo voluto realizzare con Luca Balboni, autore il cui prestigio cresce di anno in anno, per sapere come nasce la sua passione per le colonne sonore e qualche aspetto in più del suo lavoro.

Come hai iniziato a lavorare nella musica per il cinema?

Vengo da una famiglia in cui tecnologia e musica hanno sempre convissuto in profonda armonia. La passione per la musica e per il cinema le ho sempre coltivate fin da piccolo e l'idea di farlo come mestiere e' stata quasi una naturale conseguenza.
Ma tra il dire e il fare, c'è di mezzo la volontà di agire. Se non sei veramente determinato per qualcosa e non la porti avanti seriamente ti rimangono solo delle insane illusioni in testa.
Qualche mese prima che mi laureassi in conservatorio, ho deciso (imprudentemente e apparentemente senza motivazione razionale) di partire per Siena e iniziare a frequentare un corso sulla musica per film. Volevo essere certo che potesse piacermi e farlo diventare un obbiettivo stimolante una volta conclusi i miei studi. L'ultima cosa che desideravo era trasformarmi in un musicista frustrato passando il tempo a lamentarmi delle grandi difficoltà che ci sono per fare della mia passione una vera e propria professione.
In quello stesso anno ho incontrato Luis Bacalov, alla Chigiana di Siena, e Michael Giacchino, al View Conference di Torino, e sono rimasto totalmente affascinato dal loro atteggiamento positivo nei confronti degli altri e dal profondo amore che nutrivano per il loro lavoro. Amando da sempre la musica ed il cinema e sentendo che era questo che volevo veramente, ho cominciato a sviluppare un vero e proprio credo: “voglio essere come loro, voglio diventare un compositore di musica per film”.
Ma come mostrare agli altri quello che sai fare se non hai nessuna esperienza alle spalle?
Ispirato da quello che ho visto fare alla Chigiana di Siena e nella scuola di Elio Polizzi a Roma, ho cominciato a prendere clip da film famosi togliendo la colonna sonora originale e componendo una mia versione personale. In questo modo ho realizzato una serie di piccoli “cortometraggi” da poter mostrare sul web e agli addetti ai lavori cinematografici, a titolo di demo ovviamente, perche' di fatto non avevo nessun diritto di sincronizzazione sulle immagini. Un video in particolare tratto da una scena di 2012 che ho chiamato “Escape from Los Angeles”, ha attirato l'attenzione di alcuni registi e compositori i quali, impressionati dal mio lavoro, mi hanno chiesto di collaborare per i loro progetti.
In seguito, mentre sono andato avanti imperterrito nel mio cammino personale, ho continuato un percorso di assistenza e di formazione il quale, soprattutto a partire dall'esperienza a Los Angeles con Christopher Young e la Remote Control Productions di Hans Zimmer, mi ha profondamente trasformato.

Quali nomi italiani hai come riferimento per il tuo lavoro? E perché?

Anche se mi ritengo molto più influenzato dalle colonne sonore dei film americani (chi non lo è?) certamente ho assorbito qualcosa anche dagli italiani. Vorrei citare alcuni nomi che per me sono molto importanti, oltre che dal punto di vista musicale, anche lavorativamente e umanamente parlando:
Parto da Ennio Morricone e Nino Rota, perché sono stati in grado di realizzare bellissimi temi musicali tutt'ora indimenticabili. Succede sempre piu' spesso di sentire musiche anonime e senza carattere, ma sono convinto che un tema, se efficace ed adatto alle esigenze del film, sia in grado di cambiare le sorti di una colonna sonora.
Luis Bacalov, un raro esempio di umiltà e di devozione all'arte, è riuscito a farsi notare da Quentin Tarantino e a collaborare per le colonne sonore dei suoi film. Posso dire che l'incontro dal vivo con lui sia stato illuminante per la mia giovane carriera.
Paolo Buonvino, il cui stile intimo e moderno mi ha colpito in modo particolare in alcuni suoi film romantici.
Emanuele Bossi, compositore de “La Dama Velata”, un vero talento che non si improvvisa musicista ed è in grado di adattarsi ad ogni evenienza: oltre ad avere la giusta preparazione, essere anche dei “camaleonti” in questo mestiere e' assolutamente fondamentale!
Luigi Pulcini, che ha collaborato con Chris Young ed ora vive negli Stati Uniti, è stato un importante riferimento professionale ed umano per la mia decisione di trasferirmi a Los Angeles.
Ricordo anche Marco Werba, specializzato nei film thriller che ha lavorato con Dario Argento, ed Andrea Bonini, fedele collaboratore dei registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro: sono stati i primi a credere e ad investire sulle mie capacita' rendendole possibili per servire questa bellissima professione!

In un recente dialogo Galo Ortiz, che ringraziamo per il contributo, hai parlato del tempo a disposizione per realizzare tutte le tracce di una colonna sonora...

Sì: è sempre-troppo-poco! E questo capita non solo in un film ma in ogni tipo di progetto multimediale. Se non sai costruire una traccia musicale di alta qualità, capire subito cosa vuole il regista e fare entrambe le cose in un tempo molto ristretto, non sei in grado di fare questo lavoro professionalmente.
Dipende dal progetto, da con chi stai collaborando, dal limite di tempo e così via. Solitamente si ha dalle quattro alle otto settimane per realizzare una colonna sonora per un film. Giusto per avere un idea, James Newton Howard ha avuto solo tre settimane per comporre la colonna sonora originale di King Kong. Certo, c'era un folto team di musicisti con cui collaborava, cio' nonostante un progetto del genere richiede comunque un enorme sforzo e grandi doti musicali.
Se si crea un connubio come John Williams/Steven Spielberg o Hans Zimmer/Christopher Nolan, si potrebbe avere anche più tempo dell'usuale (un anno per esempio), ma quelli sono casi speciali. Inoltre, durante il processo di scrittura musicale, puo' succedere, magari in tarda serata, che il regista chieda “Ok, abbiamo bisogno di un brano di 2 minuti entro domani mattina, puoi farlo?” oppure “Questa scena del montaggio definitivo è cambiata, bisogna modificare la musica immediatamente”. Quindi è essenziale essere veloci ed efficienti e, non meno importante, essere in grado di cambiare idea in un secondo. Anche un buon numero di caffé può aiutare!
Se ne ho la possibilità, parto dalla sceneggiatura a pensare alle prime idee. È rischioso a volte, perché le immagini possono essere differenti rispetto a ciò che è scritto, ma è utile per cominciare ad entrare nello stato d'animo del film e guadagnare tempo.

31/08/2015, 10:20

Carlo Griseri