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Su Rai Storia un documentario per imparare a recuperare il cibo


Su Rai Storia un documentario per imparare a recuperare il cibo
C’è chi di cibo abusa e chi ne ha troppo poco. Spreco e fame: due facce di una stessa medaglia. Le racconta, mettendo a confronto la realtà dell’Italia e del Ciad, il documentario “Affamati di Spreco” di Maite Carpio - presentato il 29 giugno in anteprima all’EXPO di Milano, nell’ambito delle iniziative di WE, Women for EXPO e prodotto da Anthos Produzioni con il supporto di Oxfam e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente - in onda sabato 4 luglio alle 21.30 su Rai Storia ch. 54 del Digitale terreste e ch.23 Tivù Sat.

Un documentario per capire cosa ci ha reso consumatori ad alto spreco, e scoprire come impegnarsi per recuperare quel cibo che altrimenti destinato alla distruzione, può sfamare persone in difficoltà. Il reportage è un viaggio attraverso l’Italia, dai campi alle nostre tavole, in cui tre storie di donne in Italia si intrecciano alla vita di due giovani donne in Ciad, nel cuore del Sahel, a Sud del Sahara. Appartengono a mondi diversi, ma tutte hanno in comune uno stesso compito: occuparsi della famiglia e gestire la dispensa.
Dalla provincia di Treviso, dove viene raccolto il pregiato radicchio tardivo fino ad arrivare a Latina, dove vengono prodotti molti degli ortaggi che finiscono sulle nostre tavole, lo spreco inizia direttamente nei campi, dove la “dittatura” dell’estetica scarta e butta via prodotti alimentari che potrebbero essere mangiati. Come le carote con meno di un centimetro di diametro o le mele inferiori ai settanta grammi che, in base alle norme europee, non possono essere vendute. Ma non basta. Perché si calcola che ogni famiglia occidentale compri circa un 25 per cento in più di quanto consuma realmente, mentre nei paesi in via di sviluppo, secondo la FAO, quasi 5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per cause legate alla malnutrizione. Eppure anche solo 250 calorie in più al giorno basterebbero a per prevenire la cosiddetta “profondità della fame”.
In Ciad, in un villaggio di case di fango e paglia, le protagoniste del documentario sono alle prese con la difficoltà di mettere insieme almeno due pasti al giorno, ma la carne è un miraggio e l'accesso all'acqua è reso difficile dalle poche risorse. Si calcola che l’87 per cento della popolazione rurale di questo paese viva al di sotto della soglia di povertà.
Oxfam, partner nella realizzazione del documentario, lavora in Ciad dal 1966 soprattutto al fianco delle comunità rurali, nel costante sforzo di emanciparle dall’ingiustizia della povertà, migliorando le loro produzioni e intervenendo nelle emergenze umanitarie provocate da conflitti e siccità.
Temi sui quali si sofferma Tristram Stuart, esperto inglese che da anni si alimenta con il cibo ancora commestibile scartato dai supermercati, ed è il principale promotore del “freeganismo” in Europa che recupera cibo ancora commestibile scartato dalla grande distribuzione, per ridistribuirlo e combattere lo spreco. Il 33 per del cibo sprecato in Occidente, infatti, basterebbe per coprire il fabbisogno alimentare di 3 miliardi di persone.

04/07/2015, 16:19