Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
!Xš‚‰

BIOGRAFILM 11 - "NapolIslam", tra i napoletani musulmani


Il documentario di Ernesto Pagano racconta i napoletani convertiti all'islam


BIOGRAFILM 11 -
Napolislam
Con “NapolIslamErnesto Pagano sceglie il tono leggero e quasi distratto della divagazione per accompagnarci verso una scoperta, o – meglio – una conoscenza; e così facendo scardina (almeno un po’) la sensazione di estraneità e disagio che un italiano qualunque può provare (prova?) al sentir nominare il sempre più “minaccioso” Islam. Perché musulmani sono gli arabi (gli africani, gli indiani, gli indonesiani, i ceceni, ...) ma anche gli italiani (i napoletani, in questo caso). E sentire le loro voci, osservare il loro vissuto quotidiano, i loro gesti, inserisce in una dimensione di normalità un fenomeno (la conversione) che di per sé non è nulla di eccezionale ma legato all'Islam è ritenuto perlomeno una stranezza.

Grazie alla sua familiarità con l'argomento, Pagano (laureato in Studi arabo-islamici, tre anni trascorsi in Egitto, corrispondente per diverse testate) ha conosciuto nel tempo alcuni napoletani (giovani e vecchi, uomini e donne) che avvicinandosi alla religione islamica per differenti ragioni si sono poi convertiti, e con il crescere della confidenza è riuscito a farsi aprire le loro porte (di casa e della mente) per far entrare la sua videocamera. L'osservazione che ne risulta è un privilegio che va colto.

Il racconto non è didascalico né tanto meno esaustivo, non si “spiegano le ragioni” né si fanno indagini; ma gli spunti sono tantissimi e si muovono in tutte le direzioni. C’è materiale per ogni categoria di osservatori, e nella varietà ciascuno può trovare qualcosa che non sapeva, qualcosa che sorprende, riflessioni che lasciano perplessi ed altre che convincono (anche se non si vuol convincere nessuno) ma in tutti i casi un’onestà che fa venir voglia di approfondire.
Sono i gesti quotidiani a conquistare, gesti che fatti da stranieri sembrano esotici, lontani, innaturali, mentre fatti da italiani acquisiscono una patina di familiarità che fa sorgere spontaneo un insospettabile “perché no?”.

Una giovane innamorata che cerca il confronto con la madre per spiegare la sua scelta (e sfatare alcuni pregiudizi) le spiega il fascino di portare il velo (con seduta di prova davanti allo specchio). Un rapper cerca di conciliare il suo amore per la musica e l'Islam che - in alcune interpretazioni - la vieta. Due sorelle vivono la loro nuova religione ispirate dal carismatico fratello. Un ex militante del movimento disoccupati invoca la sharìa contro le ingiustizie del nostro sistema che schiaccia l'uomo. Un imam italiano che predica in perfetto arabo. Un parrucchiere. Un'attivista. Un anziano che scopre Allah dopo la perdita di una giovane figlia.

Tutti italiani tranne Marzouk, il tassista maghrebino che, conversando con i suoi passeggeri, puntella tutto il documentario con riflessioni sul vero Islam intrise di semplicità e saggezza. Come un asettico coro greco a commento del dibattersi dell'uomo in cerca.

14/06/2015, 11:30

Sara Galignano