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IO, ARLECCHINO - Viva il teatro, abbasso la tv!


Giorgio Pasotti debutta alla regia e da attore protagonista ci propone il rapporto tra padre e figlio, esprimendo un giudizio giustamente duro nei confronti della televisione di oggi. Peccato che sia raccontato come una fiction in onda sulla televisione di oggi. Nel cast Roberto Herlitzka, Valeria Bilello, Lunetta Savino, Lavinia Longhi. Prodotto da Officina della comunicazione e rai Cinema uscirà nelle sale l'11 giugno con Microcinema in circa 30 copie


IO, ARLECCHINO - Viva il teatro, abbasso la tv!
Herlitzka e Pasotti in "Io, Arecchino" di G. Pasotti
Malgrado abbia dichiarato apertamente di fare l'attore per caso, Giorgio Pasotti non passa ma rilancia. Il debutto alla regia è uno step che molti attori italiani, osannati dal pubblico televisivo, un po' meno da quello pagante del cinema, hanno deciso di compiere portando sullo schermo la propria esperienza e l'esigenza di dire qualcosa di nuovo e originale.

Giorgio Pasotti è, di "Io, Arlecchino" protagonista e regista, insieme al giovane Matteo Bini, autore anche della sceneggiatura con Maurice Caldera; e come spesso accade è proprio da lì che cominciano i problemi che porteranno alla realizzazione di un film come questo.

I dialoghi, nei quali tutti si chiamano insistentemente per nome (anche al telefono, anche se sono soli su una montagna...) appaiono didascalici e ripetitivi, più adatti per un pubblico televisivo che per chi ha sborsato 8 euro alla cassa. E in un film chiaramente critico verso la tv commerciale, i suoi personaggi e i suoi meccanismi, e aperto alla grande tradizione teatrale italiana, non si riesce a concepire il senso dell'operazione. Brutta la tv, bello il teatro, e sai come te lo racconto? Con una fiction...

I dialoghi non aiutano i personaggi, già così poco probabili che sembrano più che delle macchiette della realtà (vedi il produttore televisivo Dario), delle brutte copie di personaggi visti in tv, cioè pensati e scritti avendo come modello non la vita vera (probabilmente poco frequentata) ma il mondo immaginario di una finzione televisiva di quarta categoria scritta non certo da David Mamet. Tutti i personaggi, dal protagonista conduttore tv di successo Paolo (Giorgio Pasotti) al padre di lui Giovanni, storico interprete di Arlecchino (Roberto Herlitzka) sembrano ispirati ad altri sceneggiati tv, smussati e levigati quanto basta per essere digeriti dal pubblico meno attento, distratto dalla telefonata della nipote o dalla suoneria del forno. Qui in mezzo Valeria Bilello è Cristina e sin dalla prima inquadratura si sa, come se sotto al suo volto fosse apparsa una didascalia, che finirà per avere una storia con Paolo. Ma si percepisce anche che è così improbabile che una ragazza come lei, maestra elementare del paese, non abbia nessuno con cui condividere la vita o semplicemente la cena e sia lì, sola, senza neanche un povero cristo che le vada dietro. E poi la star della nostra tv Lunetta Savino nei panni della paesana/barista/costumista/attrice, modesta ma ispirata, che non perde occasione, con lo sguardo e le espressioni, per indicare a noi in sala dove e cosa guardare sullo schermo.

In definitiva un altra occasione sprecata per sperimentare e proporre nuovi autori e argomenti. Tante buone intenzioni che rimangono tali, bloccate probabilmente dalla scarsa esperienza o semplicemente da un modo di fare cinema che, per prima cosa, non tiene in considerazione lo spettatore pagante e in generale rimane ancorato a una concezione di televisione (cinema?) superata e si spera moribonda.

03/06/2015, 16:30

La Redazione