Fino al 2 giugno al Pac di Milano gli scatti di David Bailey


Fino al 2 giugno al Pac di Milano gli scatti di David Bailey
Quella che venne ospitata nel 1985 a Sasso di Castalda e promossa dal locale Comitato per le Manifestazioni Culturali, insieme al British Council e al Museo Fortuny di Venezia, è rimasta di certo una delle più importanti esposizioni in Italia degli scatti provocatori di David Bailey.

A trent’anni di distanza qualcuno nel piccolo centro lucano ricorda ancora la sagoma del leader dei Rolling Stone, Mick Jagger, che campeggiava sul manifesto della mostra di cui venne tappezzato l’intero potentino. Dopo la rassegna di Sasso il maestoso (ed autodidatta) fotografo - già compagno dell’attrice Catherine Denueve e di famosissime modelle, nonché tra i principali artefici della “Swinging London”, moda che si diffuse negli anni sessanta tra i giovani della capitale del Regno Unito – è ritornato nel nostro Paese poche altre volte, ma ora trecento scatti da lui stesso selezionati danno splendore fino al prossimo 2 giugno agli interni del Pac di Milano.

Proveniente dal National Portrait Gallery di Londra e coprodotta con Comune di Milano, Tod’s e Skira (che pubblica anche la monografia in italiano con un attento testo di Tim Marlow), “Stardust” - questo il titolo dell’evento - assume i caratteri di un’ antologica che attraversa con leggerezza oltre cinquant’anni del lavoro (pienamente artistico) di Bailey. Divisa in più sezioni tematizzate, la rassegna cattura l’attenzione senza alcuna esitazione, si lascia attraversare con piacere, ma il visitatore che ha più conoscenza del lavoro fotografo, che ispirò il personaggio principale del film “Blow-up” (1986) di Michelangelo Antonioni, punta dritto a cercare quei fermo-immagini che sono diventati col tempo delle icone.

Ed ecco, dunque, imbattersi nell’ accattivante sguardo di Johnny Depp e in un primissimo piano di Bob Dylan già segnato nel 1986 dalle rughe e dai riccioli ingrigiti. Un candido (e quasi impalpabile) David Bowie tiene tra le braccia un’altrettanta candida Catherine Denueve, mentre un fascinoso volto di Brigitte Bardot è invaso da un bagliore di luce non naturale. Ma da mago del clic qual’è Bailey, che sa tirare fuori da ogni creatura che ha davanti all’obiettivo qualsivoglia espressione a lui congeniale, non possono non colpire, dunque, le pose di Yoko Ono o Patti Smith, di Alice Cooper o di una misteriosa Maryl Streep, di Tina Turner o di una svestita (e pur nulla imbarazzata) Marianne Faithfull, di Carlos Acosta o Joaquin Cortés.

Nella galleria dello “Stardust" (Polvere di stelle), l’occhio-mente di Bailey immortala gli artisti per farne icone-pop, per redigere istantanee non scalfibili dal tempo, e a riguardo si pensi a quelle geografie dell’anima che sono gli scatti su Joseph Beuys, Ringo Starr, Peta Hunt, John Lindon o quelli sulle amatissime modelle, su Salvador Dalì o Andy Warhol . Ma non ci sono solo celebrità tra la stelle di Bailey, ma anche gente comune, uomini, donne, bambini che hanno sedotto il suo l’occhio e sono stati immortalati su pellicola durante i viaggi in Nuova Guinea, Australia, India, Sudan. Un sguardo creativo, tutto di testa quello di David Bailey, incline a re-inventare
un‘immagine e teso a non esaurirsi in un semplice e meccanico scatto.

17/04/2015, 18:47

Mimmo Mastrangelo