Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

"Neorealismo e Fotografia'' - A Pesaro la conferenza


Nell'ambito del ciclo di incontri "Sulla strada fra la gente: la grande guerra e note cinematografiche del neorealismo italiano'' è il titolo della conferenza tenuta nella sala del Consiglio Comunale dal più importante storico della fotografia marchigiana, Vincenzo Marzocchini.


Marzocchini, originario di Ancona, fotografo e studioso della fotografia con notevoli pubblicazioni, ha sottolineato come il neorealismo è un periodo storico in cui si verifica una fortissima convergenza tra il mondo della cultura e la vita reale popolare e nel quale si verifica quanto Calvino sosteneva per la letteratura: non c'è un'unica voce, ma ve ne sono tante e provenienti in particolare dalle periferie a denunciare situazioni di vita. La prima fotografia neorealista fu realizzata da Alberto Lattuada nel 1941 "Occhio quadrato''. Ed è proprio questo lo zoccolo duro del neorealismo fotografico, in cui Zavattini affermava che bisognava "aderire alla realtà come il sudore alla pelle''. E questo periodo, in cui si sanciva il fallimento editoriale del foto-racconto, faceva conoscere in Italia, la letteratura americana, che grazie a Pavese e Moravia venne tradotta e la pubblicazione di una foto storica "Un paese'' di Paul Strand. Insomma il neorealismo fotografico si sviluppa di pari passo al grande cinema neorealista italiano di Rossellini, La Terra Trema di Visconti, che comprese come il primo realismo francese e il verismo italiano, erano alla base della fotografia come documentazione e reperimento di dati certi.Una cultura popolare contro la cultura colta. La metropoli o la città lasciano spazio alla provincia e ai luoghi dell'infanzia non solo nella letteratura di Pavese,Vittorini,Alvaro,Pratolini, ma anche nella fotografia con la documentazione dei luoghi natii o di elezione (Enrico Pasquali con il Po, Pietro Donzelli con Rovigo e Comacchio, Sardegna e Calabria, Carlo Bavaglioli con il quartiere di Trastevere a Roma e i fotografi del gruppo friulano, che anticipano la poesia di Pasolini e Zanzotto. Dunque l'apogeo del neorealismo va dal 1945 al 1950.Si passa dalla fotografia collettiva sui posti di lavoro alle riviste e periodici a rotocalco. Documentare e testimoniare: questo è il punto di incontro tra filmografia e fotografia: la nascita dei primi piani, i ritratti di posa frontali e lo sfondo integrato del ciclo inevitabile della vita e della morte. Vi è un'etica che prevale, che darà vita al neorealismo lirico, poetico che sarà alla base della fotografia del marchigiano Mario Giacomelli.

L'iniziativa è promossa dall'Assessorato alla Bellezza del Comune di Pesaro, Fondazione Marche Cinema, Università Carlo Bo di Urbino e Assonautica di Pesaro e Urbino ed è patrocinata dal MART Museo d'Arte Contemporaneo di Trento e Rovereto, dall'Arcidiocesi di Pesaro e il settimanale interdiocesano Il Nuovo Amico

14/03/2015, 19:47