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MOSTRA PUPI AVATI - A Bologna dal 22 giugno al 14 agosto


Una mostra fotografica dedicata al cinema degli Avati - Pupi, regista, ma anche il fratello Antonio, produttore, una factory unica nel panorama cinematografico italiano.


MOSTRA PUPI AVATI - A Bologna dal 22 giugno al 14 agosto
Dal 22 giugno al 14 agosto 2014 presso la Sala d'Ercole del Palazzo d'Accursio di Piazza Maggiore a Bologna si terrà la mostra "Pupi Avati. Parenti, Amici e Altri Estranei"

Una mostra fotografica dedicata al cinema degli Avati - Pupi, regista, ma anche il fratello Antonio, produttore, una factory unica nel panorama cinematografico italiano. L'esposizione degli scatti non procede crono-logicamente, dal primo all'ultimo film. "Parenti, amici e altri estranei" - titolo che rimanda al primo capitolo di questo percorso visivo - è un viaggio che punta a isolare alcune tematiche, alcuni punti fermi ricorrenti nella filmografia avatiana. Non si troveranno le immagini di tanti film. Non si vedranno diversi fra i tantissimi attori lanciati o reinventati dagli Avati. In alcuni casi, piuttosto, si scorgeranno i volti di anonime comparse perché quell'immagine e solo quella era funzionale. Ci saranno però anche fotografie tratte dall'album di famiglia. Immagini di parenti, amici e altri estranei che sembrano tratte da un film di Pupi Avati. O forse sono i film di Pupi Avati che prendono vita e forma proprio da quelle fotografie.

La mostra ad ingresso libero, presenta i seguenti orari: martedì dalle ore 9 alle 22.30, dal mercoledì l venerdì dalla ore 9 alle 18.30.

Questa la presentazione di Pupi Avati della mostra:
"In ogni casa c’è una stanza delle cose smarrite dove è contenuto tutto ciò che non siamo più stati capaci di ritrovare. Questo luogo nascosto contiene anche molte fotografie, volti di persone che hanno condiviso un tratto del nostro percorso ma che oggi non sapremmo più riconoscere, delle quali abbiamo dimenticato il nome. La sola cosa che sappiamo è che dopo così tanto tempo, prigionieri di quel luogo segreto, loro si ostinano ancora a sorridere.Ci piace esprimere tutta la nostra gratitudine ad Andrea e a Gianluca e a tutti i loro straordinari collaboratori e alle Istituzioni che li hanno supportati per aver portato a compimento l’idea lusinghiera e sfrontata di esporre una significativa porzione del nostro album fotografico di famiglia documentando il back ground della nostra vicenda umana e professionale.Vi è in questa loro iniziativa un’ennesima prova del loro affetto che non fa altro che riflettere il profondissimo sentimento che ci lega a questa nostra Bologna. E forse non è casuale se a poche decine di passi da qui, nelle remote domeniche degli anni venti dell’altro secolo, nostro nonno Carlino piazzasse la sua enorme macchina fotografica a lastre al centro della piazza mentre nostra madre adolescente, il palmo della mano colmo di grano turco, induceva i riluttanti piccioni a scendere sui pochi turisti che in posa sorridevano all’obbiettivo del nonno.Una ventina di anni dopo nostra madre utilizzò le fotografie di famiglia per farne oggetto di un gioco che probabilmente lei stessa aveva inventato.Dopo i compiti, per tenerci buoni ne rovesciava sul marmo del tavolo di cucina una miriade, l’intero contenuto della grande scatola delle foto. Il gioco consisteva nel trovare per primi, in quella marea di immagini quelle che corrispondessero al tema da lei strologato: uomini con bottiglie di vino di quelle ne trovavamo a bizzeffe, bambini bagnetto (altrettanto facili), uomini doppietta (facili), donne con cappello e veletta (difficili), matrimoni (facili), funerali (difficili), villeggianti immersi nel mare (facili), figli della lupa(facili), in piazza bruciano il vecchione (difficili), preti al mare sul moscone (difficili), ballo alla Lunetta Gamberini (difficili). Ma il gioco prevedeva per il gran finale il tema più pauroso ed eccitante richiesto a gran voce da tutti i presenti: bambini morti. Nella cucina di via Saragozza scendeva allora un improvviso silenzio. Come se la competizione assumesse un’aura sacrale. Di quel genere di foto ne rammento tre, forse di nostri lontani cugini o di figli di amici di famiglia. Una volta individuate i vincitori passavano quelle immagini funeree agli altri,di mano in mano, scrutate in ogni minimo dettaglio con una sorta di malsana morbosità. I piccoli defunti erano agghindati nei loro portaenfant di pizzi e ricami,nel raso lucido che foderava la piccola bara descritta dalla mamma fantasiosa come la navicella involatasi verso il loro speciale paradiso. Quelle immaginette impenetrabili, appartenenti a un tempo in cui la morte era inclusa nella vita, sono scomparse dal disordinato archivio fotografico della mia famiglia, andandosi a nascondere in quel luogo misterioso che è la stanza delle cose smarrite.In quella stanza segreta dove si occultano per sempre le cose della nostra vita che forse non ci amano più."

La mostra è realizzata dalla Cineteca di Bologna e sostenuta da Groupama Assicurazioni come main sponsor.

21/06/2014, 16:52