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"Villa" di Calogero Venezia chiude il Nonantola Film Festival


Con un film che affronta in modo personale ed originale un tema difficilissimo come quello della Shoah, girato da un giovane ma già affermato regista carpigiano, si chiude domani sera a Ravarino il Dopofestival dell'ottava edizione del Nonantola Film Festival.

Sarà infatti proiettato al Cinema Arcadia alle ore 21, con ingresso gratuito, "Villa" di Calogero ‘Lillo' Venezia. Al termine l'autore incontrerà il pubblico in sala.  

Maxim Dolores Lesser conduce una vita apparentemente normale tra le uscite col ragazzo Bob e il lavoro da fotografa. Ma Maxim ha un problema. I sogni. Ciò che la turba maggiormente è la vividezza, la violenza di questi incubi nei quali è sadicamente torturata e uccisa. Più passa il tempo, più gli incubi incidono non solo sulle notti di Maxim ma anche sulle sue giornate. La bolla di stanchezza e scarsa lucidità in cui vive, infatti, la porta a perdere il conto dei giorni, delle ore. Per far fronte a questo progressivo distacco dalla realtà, Maxim frequenta una psichiatra - Miss Lichtmann la quale tenta, grazie agli strumenti della psicanalisi, di interpretare gli incubi e di ricostruire il passato nebuloso di Maxim. Questo viaggio a ritroso nella mente e nel tempo di Maxim ci porterà a scoprire gli orrori dell'animo umano e della nostra epoca.   Quando un regista si trova ad affrontare una tematica, forse, abusata nel cinema, non sempre purtroppo riesce a trattare l'argomento con modalità nuove e originali. Non è questo il caso del film diretto dal regista carpigiano, che ha diretto e scritto con creatività un film davvero personale, che viaggia sospeso tra il reale e l'onirico. In "Villa" Venezia si trova a gestire una delle pagine più violente della storia mondiale, e cioè la Shoah. La novità sta nel fatto che Venezia non si affida alle ormai consuete terribili immagini di deportati, di lager, o di fosse avide di contenere cadaveri o, ancora, la caccia spietata nazista agli ebrei. E qui sta il punto. "Villa" non è un film ordinario, perché intanto non è mai retorico, nonostante l'argomento trattato, e poi perché non segue una narrazione fluida.

10/05/2014, 15:43