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Note di regia del film "La Festa"


Note di regia del film
"La Festa" è la storia di una generazione che organizza un evento solo per riprenderlo, e finisce per sottostare alle impreviste regole che esso impone loro. La vicenda di un gruppo di adolescenti sequestrati da quattro adulti e costretti a giocarsi la vita, sfidandosi gli uni con gli altri, è il punto di partenza per riflettere non su quanto si veda, ma su come venga mostrato.
Gli accadimenti de La Festa sono narrati dalle riprese effettuate durante una misteriosa e mortale serata. Non è però il classico found footage di tanti celebri point of view movie, ovvero traballante, senza colonna sonora e montaggio. Si tratta di un vero e proprio FILM che qualcuno ha girato con cura, montato (sfasando anche la cronologia narrativa) e postprodotto.
Nel filone point of view movie chi riprende l’evento non lo vive, non lo percepisce, ma si focalizza solo sul modo di filmare quello che accade intorno. Ne La Festa questa sindrome è spostata su chi è ripreso, che non reagisce come gli eventi dovrebbero indurlo a fare perché troppo preoccupato dal fatto stesso di essere l’oggetto della ripresa.
Il collegamento costruito con la repubblica di Salò e con la dittatura fascista dell’immagine innesta nel film un parallelo tra chi ha imposto la falsificazione della realtà e chi ha deciso di accettarla senza combatterla.
"La Festa" si propone in sintesi come prodotto autonomo che parte sì dalle basi del Point of view movie e dell’horror, ma se ne smarca, ne segna la distanza. Da una parte perché dimostra l’incapacità di riprodurre la realtà che si presume ad un certo cinema verità - falsificando in continuazione ogni possibile segno di autenticità con l’uso di flashback o con manipolazioni visive - dall’altra sottolineando l’impossibilità e l’inutilità di girare horror in un Paese che ormai ha chiuso le porte di un immaginario fantastico e altro.
Proprio per questo "La Festa" arruola due icone dell’horror italiano del passato (la Cinzia Monreale de “L’aldilà” e il Karl Zinny di “Demoni”) riducendole a figure mute e fantasmatiche, simbolo di un passato che è sepolto e senza eredi.
"La Festa" è cinema del presente, sia come concezione che come fruizione. E’ Cinema di ricerca e in ricerca; in bilico, ma fieramente non immobile.

Simone Scafidi