Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
!Xš‚‰

Note di regia del film "Altri Tempi"


Note di regia del film
… Il bordello è il baluardo dell’ordine sociale fondato sulla famiglia. Il necessario contenitore delle ineliminabili scorie della sessualità maschile. Attraverso di esso, lo Stato garantisce l’indispensabile equilibrio al vincolo coniugale e alla società tutta.”
Così, nel 1958 recitava nel Parlamento italiano un onorevole deputato, evidentemente contrario all’approvazione della legge sulla regolamentazione della prostituzione. Era la legge presentata dalla senatrice socialista Lina Merlin, rimasta famosa appunto per aver abolito le case di tolleranza. Per molti uomini, il mondo senza bordelli diventava improvvisamente una sorta di paradiso perduto. Si trattava di dire addio a uno spazio dall’enorme valore simbolico per la costruzione e riproduzione della virilità: non solo perché aveva a che fare con la sessualità, con il corpo, con il desiderio ma, più profondamente, perché “il bordello” rappresentava un pilastro fondamentale dell’ordine patriarcale vigente nella società. Rispetto alla costruzione maschile del femminile, il bordello infatti presupponeva la logica binaria: angelo del focolare – donna viziosa. Ma esso presupponeva anche l’autorevole intervento dello Stato a celebrare la maestà sociale del desiderio sessuale maschile, il quale esigeva – e al quale lo Stato garantiva – di poter accedere a un corpo di giovane donna attraente, igienicamente controllato e totalmente disponibile alla sua volontà.
Anche e soprattutto per questo, l’abolizione della prostituzione di Stato appare così rivoluzionaria: la legge interviene oggettivamente a ridefinire i limiti e le possibilità del desiderio maschile. Nonostante le lodi tessute da famosi scrittori, intellettuali, professionisti e politici che descrivevano queste “case” come luoghi di ritrovo accoglienti e stimolanti, la realtà dei bordelli italiani era ben diversa. Lo provano innanzi tutto il decreto emanato da Crispi nel 1889, che vietava l’uso di bevande, cibi, musica, giochi, feste e ogni genere di intrattenimento “culturale” all’interno del bordello; ma lo testimoniano soprattutto le innumerevoli lettere indirizzate alla senatrice Merlin, scritte dalle prostitute che vivevano nelle case di tolleranza e che raccontavano di una realtà fatta di soprusi, violenze, di cattive condizioni di salute ed igiene e soprattutto di mancanza di libertà.
Le prostitute venivano schedate dalla polizia e automaticamente perdevano i loro diritti. Veniva loro preclusa non solo la libertà, ma anche la possibilità di rifarsi una vita, una volta abbandonato quel “lavoro”.
E’ proprio da queste lettere che prende spunto la storia di “ALTRI TEMPI”.
E’ la storia di Maddalena, una ragazza rimasta sola al mondo, con una figlia non riconosciuta, che si ritrova costretta ad entrare in un bordello per permettere a se stessa e alla bambina di sopravvivere. E’ la storia di “una di quelle” come le chiamavano le cosiddette persone per bene, ed è la storia di una discesa agli inferi e dello sforzo immane per poter risorgere. La legge Merlin spezzerà questa catena, ma certo non potrà restituire a Maddalena una vita ormai perduta.
Nonostante i suoi limiti la Legge Merlin ha rappresentato un punto di non ritorno nel riconoscimento della dignità della donna stabilendo per sempre il reato di sfruttamento della prostituzione e restituendo i diritti civili anche a chi, per sua scelta, ha continuato ad esercitare il mestiere.
In un paese che in quegli anni prevedeva ancora l’obbligo per le mogli di ottemperare ai “doveri coniugali” e il delitto d’onore, la legge ha sancito il principio che il corpo femminile non sarebbe stato più a totale disposizione del maschio.
“ALTRI TEMPI” non è un film sulla prostituzione, ma sul potere esercitato dall’uomo sulla donna, non solo all’interno del bordello, ma in casa, sul lavoro, ad ogni livello sociale e culturale.
Ma è anche e soprattutto un “film”. Un thriller che parte dalla fine degli anni trenta e arriva fino al 1960.
A Torino, in un bordello di classe, Maddalena percorre la sua vita come l’eroina di un romanzo e come tale va incontro alla sua tragica conclusione. Ma la figlia, a cui aveva dovuto rinunciare, arriverà a riscattare la sua dignità, quella dignità che gli uomini le avevano così violentemente tolto.
Alla vita di Maddalena s’intrecciano le vite di tante altre donne che come lei sono finite ad essere merce nel mercato del sesso. La Duchessa, Agata, Viola, Camilla, Betty, Edda… non sono nate così!
E lo urlano al mondo che non le sta a sentire, che le tiene nascoste dietro le persiane sempre chiuse. Sono donne giovani, belle, ma povere. Sono donne violate, abbandonate, sfruttate a volte dagli stessi mariti. Ma sono donne che non perdono mai la speranza, la speranza un giorno di poter riabbracciare il proprio figlio, di poter vivere di un lavoro onesto, addirittura di incontrare il principe azzurro.
Il tentativo è stato quello di dare vita ad un romanzo realistico in cui lo sguardo della protagonista ci permettesse di cogliere l’essenza di quei luoghi con gli occhi di chi quei luoghi li subisce. Questo atteggiamento è stato alla base di ogni scelta stilistica, dalla scrittura alla regia, dal cast alla recitazione, (le ragazze che lavoravano nei bordelli provenivano da ogni regione d’Italia e si esprimevano nel loro dialetto d’origine, un suono così variopinto che le attrici hanno restituito con grande naturalezza) dalla scenografia ai costumi, dalla fotografia al suono e infine al montaggio e alla musica.
Visto così il bordello perde il suo fascino, diventa soprattutto un luogo di reclusione. ALTRI TEMPI, prova a raccontare, senza indulgenze nostalgiche, proprio il “dietro le quinte” di quel luogo, la vita quotidiana di quelle ragazze, lo sforzo e la fatica di mantenere la propria dignità di donna nonostante tutto.
E’ un film al femminile dunque e le donne, a cominciare dalla protagonista Vittoria Puccini, che lo hanno interpretato, hanno sentito che era un’occasione per dar voce a qualcosa di più che ad un semplice personaggio, l’occasione per una volta di sentirsi un tutt’uno tra l’essere attrice e l’essere donna.
E questo, credo, ha garantito al film almeno l’autenticità dei sentimenti e delle passioni che ha messo in gioco.

Marco Turco

12/10/2013, 09:03