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VENEZIA 70 - L'Arbitro, il calcio e la vita ad aprire la Mostra


Paolo Zucca dirige questo film che parla di calcio ma soprattutto della vita. Distribuito da Lucky Red sarà dal 12 settembre al cinema.


VENEZIA 70 - L'Arbitro, il calcio e la vita ad aprire la Mostra
Stefano Accorsi è "L'arbitro" Cruciani
È il film di pre-apertura di questa 70 Mostra del Cinema di Venezia. L'opera prima di Paolo Zucca racconta di calcio e di come possa essere un interesse assoluto ai limiti dell'ossessione.
In un campionato sardo di terza categoria, che ricorda molto da vicino i tornei raccontati da Osvaldo Soriano organizzati nelle sperdute pampas argentine, la rivalità tra due squadre locali è storicamente esasperata tanto da sfiorare la faida. Tra calciatori zoppi, allenatori ciechi, portieri sovrappeso, terzini over 50 e arbitri spudorati, il campionato scorre come sempre fino all'arrivo, o meglio al ritorno in paese, di Matzutzi figlio di emigrati e cresciuto in argentina. La sua classe riporterà la squadra ultima in classifica a lottare per la vittoria. I dribbling totali, i tiri imparabili, i rigori a cucchiaio faranno rinascere nel paese della squadra cenerentola la voglia di tornare al campo e l'orgoglio perduto.

In parallelo, Stefano Accorsi è Cruciani, l'arbitro di livello internazionale che pur di arrivare a dirigere la finale di Champions finirà per scivolare malamente nelle trappole di un potere internazionale sporco ma che ne esce sempre senza macchia. L'accento francese basta a far sì che neanche il sospetto sfiori i grandi del calcio europeo. Mentre tutto il marcio accade tra gli italici impiccioni, manodopera specializzata per ogni tipo di nefandezza, con Marco Messeri nei panni di un abile e spietato manovratore toscano di arbitri che ricorda da vicino l'Innocenzo Mazzini di calciopoli.

"L'Arbitro" è convincente, grazie alle invenzioni del regista, ai personaggi e all'atmosfera quasi fantastica delle vicende. Gli interpreti sono credibili, con Geppi Cucciari, nei panni della figlia dell'allenatore corteggiata dal giocatore argentino, che dimostra di avere tempi giusti e misura anche per il cinema.
Forse in qualche frangente Zucca inciampa nel solito, italico difetto, spingendo alcuni personaggi e qualche situazione ai limiti della farsa. La serietà con cui al cinema gli inglesi e non solo trattano il calcio, anche giocato tra compagni di pub, produce film estremamente credibili e apprezzabili. Portare fino alla maschera i personaggi italiani li rende facilmente insopportabili malgrado la bravura dell'interprete.

Il film di Paolo Zucca, malgrado sia un po' lungo, coglie un'ampia sufficienza e riuscirà ad essere apprezzato dagli amanti del calcio e non solo.

27/08/2013, 21:05

Stefano Amadio