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MATERIA OSCURA - Un'opera rara in cui la memoria
è usata per svuotare il presente


MATERIA OSCURA - Un'opera rara in cui la memoria è usata per svuotare il presente
"Materia Oscura" è uno di quei rarissimi film documentari in cui la memoria (leggi materiale d’archivio) è usata per svuotare il presente. Evacuarlo. Astrarlo. E non c’era altro modo per raccontare così bene quel territorio della Sardegna, che è passato attraverso la storia (filmata) militare.
"Materia Oscura" è anche uno di quei rarissimi casi cinematografici (riusciti) in cui l’osservazione del presente, invece, non è mai performance dell’osservare, come quasi sempre accade nel cinema documentario “raffinato”; ma puro movimento narrativo (è sempre molto frequente, infatti, dire di osservare qualcosa e allo stesso tempo di fare del buon cinema del reale).

Il film di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti è meraviglioso, necessario non solo per chi ha l’abitudine di scoprire il mondo con i film, ma anche per chi i film li fa. E’ uno dei documentari più belli degli ultimi anni. E non appartiene affatto a quel cinema che cita il cinema, anche se è legittimo pensarlo.
Il film trova il suo senso in quel moto eterno dell’esercizio militare fine a se stesso, qui sì, nell’infinita preparazione al combattimento ideale, nell’esercizio interminabile dell’intelligenza insita nella natura.
Noi sappiamo a cosa servono le esercitazioni militari, certo. Quello che avevamo dimenticato, però, è come le immagini che le raccontano siano così potentemente vive e attive sulla nostra intelligenza. E, da un punto di vista cinematografico, molto più magnetiche di quelle di una guerra vera.
Sempre, il materiale d’archivio in un film documentario racconta qualcosa di compiuto, passato e mai più verificabile. O meglio: racconta qualcosa che si è nel frattempo trasformato e che, infilato magistralmente nel presente, lo rifocilla (si fa per dire), e niente di più.
Qui, invece, “materia oscura” è proprio la memoria, anzi quel preciso materiale filmico trovato nell’archivio militare. Memoria, che per una volta è maneggiata come se fosse qualcosa di vivo, agente, autonomo rispetto al resto, svincolato da qualsiasi processo di trasformazione. E materia oscura è anche quel territorio inquinato, confine ultimo di un cammino umano inarrestabile, che non si rivela mai agli occhi, cioè all’atto di osservare, ma che c’è con tutta la sua occulta intelligenza. Materia oscura è, infine, la storia militare che spesso fagocita tutte le altre storie, appunto, perfino quella di un vitello.

"Materia Oscura" non solo è un saggio di cinema, sulla scelta e l’utilizzo del materiale d’archivio e sul significato di filmare la realtà, ma è uno splendido racconto di noi stessi (qui per una volta non parliamo più solo di Occidente). Noi che guardiamo qualcosa che non si vede (quel territorio sardo che accoglie tutte le guerre e nessuna). Noi che avvertendo e analizzando il pericolo del pericolo ci autodistruggiamo. Che scappiamo proprio da questo, da qualcosa che sembra non trasformarsi mai in un presente (un’eterna esercitazione). Ma che sta facendo la storia.

05/06/2013, 17:14

Pinangelo Marino