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Note di regia di "Esterno Sera"


Note di regia di
Esterno Sera nasce dalla necessità di poter raccontare l’universo emotivo di Alba, figlia di fine millennio, disinteressata alle paillettes, ai lustrini, alle superfici lucide. Alba, che avanza nell’atmosfera pastosa della notte, della periferia e del whisky, barcolla per le strade per l’amore perennemente mancato. Soprattutto quello di Umberto, suo padre.

Alba è bella, ma nessuno riuscirà a farglielo credere perché il padre non gliel’ha mai detto e, sospinta da un sentimento di inadeguatezza affettiva, quella figlia cammina sulla fune tesa di una vita giocata al limite. Poche luci, molte ombre.

Esterno Sera è anche il desiderio di raccontare l’amore così come lo si sogna quando si è adolescenti. L’amore mai mortificato, l’amore al centro, l’amore-vita. E’ quel sogno violento senza obiettività che mette in ginocchio e che, tanto più è amaro, tanto più appare appetitoso. E’ l’energia dell’immediatezza che non conosce educazione, che non rispetta compromessi. La scelta di vivere
ascoltando solo il cuore ed i brividi della pelle. E’ il luogo oscuro dove il bene e il male si confondono sull’asfalto nero su cui lei corre, senza sapere se arriverà alla fine.

Esterno Sera racconta che niente è rischioso per chi è convinto di non avere nulla da perdere, poiché il peggio che potrebbe accadere sarebbe perdere se stessi.

Esterno Sera mi ha offerto la possibilità di approfondire un mio particolare interesse per la Famiglia.

Un gruppo di persone, legate da un vincolo inscindibile, impegnate a perseguire il benessere affettivo e materiale dei membri che ne fanno parte. Spesso accade però che la strada principale si smarrisca e che le mura domestiche si trasformino, per forza contraria, nel luogo di produzione di precarietà e solitudine.

Per spiegarne le motivazioni, esistono infinite ragioni. Io non ho alcuna velleità di individuare il fondamento scientifico di disagi o di incomprensioni, ho semplicemente voglia di raccontare una storia di emozioni attraverso la poesia dell’immagine in movimento.

Barbara Rossi Prudente