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Note di regia del film "Il Mistero di Laura"


"Il film è un un dramma parapsicologico", dichiara il regista. Il nuovo film di Giovanni Galletta in sala dal 31 agosto 2012.


Note di regia del film
La prima versione della sceneggiatura di “Il mistero di Laura” ha almeno sei anni. Per una serie di vicissitudini il film rimaneva sempre nel limbo; ora finalmente arriva nelle sale grazie all’impeto ed all’iniezione di fiducia del produttore Stefano Calvagna.

La vicenda narrata nasce da una leggenda metropolitana che mi raccontò mia madre diversi anni fa; mi colpì e mi ispirò così tanto che iniziai a “ricamarci” sopra e così è nata la sceneggiatura. Solo in un secondo tempo ho scoperto che quello che avevo immaginato era in gran parte accaduto realmente, ed a questo proposito ho ascoltato diverse testimonianze.

Con “Il mistero di Laura” ho unito la mia fede per il cinema intimista d’autore italiano con un intreccio tipico di certi lungometraggi americani che non hanno mancato di catturare l’attenzione del grande pubblico.

Il mio film è quello che si può definire un dramma parapsicologico che si evolve da due personaggi che vivono in totale distonia dal mondo in cui esistono; mentre Davide però è perfettamente al corrente della sua inevitabile e logica disperazione, Costanza è inizialmente praticamente del tutto all’oscuro dell’apatia che domina il suo esistere e delle ragioni che la rendono quindi infelice. Poi la struttura della sceneggiatura è costruita sul percorso catartico che porta i personaggi verso una nuova cognizione della propria persona e del proprio esistere, e quindi verso un tipo di rinascita che mai avrebbero potuto aspettarsi.

La scommessa del film è primariamente quella di raccontare in maniera canonica, lineare e soprattutto realistica, una vicenda che da un certo momento in poi pare non avere più niente di razionale. “Il mistero di Laura” chiede molta attenzione allo spettatore, soprattutto nella sua prima parte; non ho seguito questa intenzione solo per “catturare” maggiormente il pubblico nel film ma anche per invitarlo al genere di riflessione esistenziale che è insito nell’opera.

Come nel mio primo lungometraggio credo di avere girato un film che prima di tutto si pone questa precisa domanda : “Vale davvero la pena vivere?”. Oltre a cercare la risposta a questo quesito, e per farlo realmente bisogna affrontare il più grande spauracchio, è a mio avviso fondamentale per l’esistenza di chiunque interrogarsi sul senso e sul mistero della propria vita, e poi sulla ricerca personale della felicità.

Con “Il mistero di Laura” ho cercato primariamente di mettere i personaggi al centro di emozioni che spero saranno quelle che vivrà anche lo spettatore. Il film vuole così essere, anche attraverso le implicazioni metafisiche che non è certo difficile trovarvi, un malinconico, ma proprio per questo reale e quindi vigoroso, inno alla vita.

Giovanni Galletta