!Xš‚‰

DYLAN DOG - LA MORTE PUTTANA - Per gli amanti del fumetto


Il fan film omaggio al personaggio di Tiziano Sclavi, diretto e interpretato da Denis Frison, racconta le avventure nell'incubo ambientandole in Veneto


DYLAN DOG - LA MORTE PUTTANA - Per gli amanti del fumetto
Che il film di Denis Frison non abbia grandi pretese, il giovane regista veneto sembra metterlo in chiaro quasi subito alla presentazione del suo lungometraggio “Dylan Dog - La Morte Puttana” al FantaFestival 2012, descrivendolo come «un film fatto da un fan per i fan: un regalo».
Un omaggio vero e proprio quindi, con tanto di citazioni ricorrenti e completo di molti dei personaggi che hanno popolato la storia del fumetto ideato da Tiziano Sclavi, e risposta al più celebre “Dellamorte Dellamore”, film di Michele Soavi del 1994 dedicato proprio alle avventure di Dylan Dog.

In “Dylan Dog - La Morte Puttana” è invece lo stesso regista a vestire i panni dell'indagatore dell'incubo, accompagnato da un cast di attori non professionisti che fa del suo meglio per rendere credibile una storia che, pur portando al suo interno numerosi richiami agli albi più famosi del fumetto, presenta tante e vistose falle dal punto di vista narrativo.
Dylan si ritrova infatti in Veneto (?) a seguire il caso di una giovane scomparsa; contattato dalla sorella di quest'ultima, convinta che la ragazza sia rimasta intrappolata in uno dei suoi frequenti incubi, Dylan/Frison – non senza qualche esitazione – decide di occuparsi della vicenda, incappando in mostri, sedute spiritiche e in una setta dedita ai sacrifici umani.

Al di là della durata notevole del film (ben due ore), i difetti maggiori del lavoro di Frison sono una trama davvero difficile da seguire – soprattutto per chi poco o nulla sa del fumetto – oltre che inutilmente complessa, degli effetti speciali a dir poco imbarazzanti (su tutti l'improbabile cuffia con il cerone ancora fresco sul cranio di Bloch) e dei dialoghi al limite dell'assurdo.
Si potrebbe obiettare che a fronte di un budget limitato e di un cast di non professionisti, non ci si poteva attendere un capolavoro; certo, ma di sicuro si sarebbero potuti compensare i deficit “tecnici” con uno script meglio articolato e che avesse un senso.

Viene da chiedersi se “amatorialità” debba essere necessiaramente sinonimo di “scarsa qualità” anziché, più semplicemente, mancanza di mezzi economici per realizzare un film.

28/06/2012, 11:00

Lucilla Chiodi