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FESTIVAL DI ROMA - Un po' di Italia nel film vincitore


"Un Cuento Chino" ha vinto con merito il Festival di Roma. Gli italiani, presenti in totale con quasi 60 lavori (4 in Concorso Ufficiale), escono a mani vuote. Ma è Roberto De Cesare, personaggio protagonista del film vincitore, a lasciare un segno italiano in un Festival che quest'anno, onestamente, è apparso sotto tono. Ambientato in un'Argentina di oggi, racconta la storia di un misantropo ferramenta e di uno sfortunato ragazzo cinese.


FESTIVAL DI ROMA - Un po' di Italia nel film vincitore
Ignacio Huang e Ricardo Darin in "Un Cuento Chino"
In fondo, un po' di Italia c'è. Senza dover a tutti i costi fare i provinciali, sempre con lo sguardo alle vicende di casa nostra, è balzata agli occhi l'assenza di titoli o personaggi italiani tra i premiati della VI edizione del Festival di Roma.
Ma a guardar bene, o a guardar il film vincitore, l'Italia c'entra eccome. Nei panni di Roberto De Cesare, ferramenta introverso e scorbutico ma umano, figlio di immigrati italiani in fuga dalla II Guerra mondiale, e approdati, come molti nostri connazionali, in Argentina.

Roberto De Cesare, interpretato da un eccezionale Ricardo Darin, è il protagonista del film Un Cuento Chino. Gli capita di imbattersi in un povero ragazzo cinese (Ignacio Huang), appena sbarcato in Argentina; non parla una parola di spagnolo, è in cerca dello zio e sarebbe irritante per chiunque, con quel suo modo di insistere in cinese mandarino, immaginate per uno come Roberto, solitario e metodico, allergico alle novità e capace di passare le giornate a contare le viti nelle scatole. E se ce ne sono 7 in meno, di chiamare la fabbrica e chiedere conto della mancanza.
Attaccato alle sue origini italiane, Roberto De Cesare guida una vecchissima ma maniacalmente perfetta Fiat 1500 grigio topo, quando gli capita fra i piedi il cinese che si presenta vomitandoglici dentro.

Un incontro impossibile di due solitudini, una per scelta l'altra per forza, che finisce per tirar fuori l'umanità risolvendo i problemi di ognuno.

Il film è molto divertente, con soluzioni, vagamente surreali al momento, ma che vengono poi spiegate nel corso del film con sufficiente concretezza. Le battute, le situazioni, i dialoghi sono di grande efficacia e l'ironia a volte nera, non fa che rendere ancor più amara la solitudine dei personaggi.
A differenza di film pesantissimi come "Il mio Domani", dove non c'è traccia di un sorriso, il tema della solitudine è affrontato con apparente leggerezza fondamentale per accentuare le tristezze della vita.

Un film che ha meritato il Primo Premio a Roma e che speriamo possa presto esser visto dagli spettatori italiani.

04/11/2011, 21:32

Stefano Amadio