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FESTIVAL DI ROMA L'Attore secondo Sergio Rubini


Le riflessioni di un attore-regista come Sergio Rubini sul suo mestiere. Lo stile italiano della recitazione e l'identificazione nel personaggio.


FESTIVAL DI ROMA L'Attore secondo Sergio Rubini
Il secondo duetto, tradizionale e popolare incontro del Festival, ospitato nella sezione L’Altro Cinema | Extra, ha avuto per protagonisti l’attore-regista Sergio Rubini e Riccardo Scamarcio.
Anticipato dalla proiezione dei rispettivi corredi cinematografici, Sergio Rubini, un attore-regista di Gianluca Greco e "Io non sono io. Romeo, Giulietta e gli altri" di Paolo Sontolini, attraverso scambi di opinioni, complimenti reciproci e ricordi ironici e divertenti su passate esperienze di set, si è focalizzato sull’analisi del ruolo dell’attore e sulla riflessione sulla passione degli attori per il cinema.
Per Sergio Rubini l’attore è una categoria umana fragile in balia di fattori esterni, che, per questo, al di là della sua bravura, va accolto e accettato: solo, infatti, adottando questa metodologia può dare di più. Un attore però deve saper recitare al buio studiando e disimparando tutto.
Nel corto Sergio Rubini un attore regista di Gianluca Greco di venticinque minuti, montato alternando sequenze estrapolate dai film girati dall’attore, come "L’amore ritorna" e "Colpo d’occhio", Rubini, oltre a filosofare sul ruolo dell’attore come un contemporaneo Platone che passeggia lungo un viale, è un maestro di cinema che gestisce un laboratorio-accademia e dà istruzioni ad attori di ogni età e categoria. Ma è anche un regista che si preoccupa dell’ideazione e dell’allestimento del set, della scelta delle inquadrature e interagisce con il direttore della fotografia per la scelta delle luci. Spesso poi è costretto a compiere una mostruosità quando un figlio-regista dirige il padre-attore, come è accaduto allo stesso Rubini nel film L’amore ritorna.
Nel cinema italiano, secondo Rubini intervistato durante il duetto da Mario Sesti, esiste uno stile italiano della recitazione: la nostra tradizione, ha chiarito l’attore, è quella della commedia dell’arte, recitare è dunque un imbroglio, è bleffare, è avere una maschera che protegge l’attore, sotto la quale può nascondere tutt’altro.
Un attore ha spesso problemi d’identità e si completa solo in scena: quando un attore con problemi d’identità trova un personaggio, che lo completa, quel personaggio gli rimane cucito addosso risolvendogli spesso problemi.
Sergio Rubini vede se stesso ancora come un meridionale con la valigia, scelto ironicamente da Fellini nel film Intervista perché non sapeva che fosse un attore ed aveva lo stesso cognome dell’attore protagonista di Amacord.

31/10/2011, 08:15

Alessandra Alfonsi