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10 ANNI DAL G8 - A Genova 2001, tra cinema e realtà


A dieci anni dai fatti avvenuti in occasione del G8 di Genova, ripercorriamo le diverse produzioni italiane che hanno descritto i sanguinosi episodi e, in alcuni casi, hanno tentato di fare luce su episodi ancora oscuri.


10 ANNI DAL G8 - A Genova 2001, tra cinema e realtà
Sono trascorsi esattamente dieci anni dal giorno in cui Genova si ritrovò ad essere l'agghiacciante teatro di manifestazioni, scontri armati e, inevitabilmente, sangue. Mentre i capi di stato dei Paesi più industrializzati al mondo iniziavano i lavori, per le strade montava la protesta che portò il giorno successivo, alla morte del manifestante anti-G8, Carlo Giuliani.
In quei giorni migliaia erano le telecamere sul posto e negli anni molti film italiani hanno analizzato i fatti per tentare di mettere in luce colpe e colpevoli.

Tra i primi a mettere mano al materiale audiovisivo amatoriale e non, furono Marco Giusti e Roberto Torelli che nel 2001 firmarono "Bella Ciao", un montaggio commentato dalla sola musica, passato nei festival di Cannes e Torino e, solo qualche giorno fa su Rai4 senza alcuna promozione.
Dello stesso anno anche "Solo limoni" di Giacomo Verde, documentario ad episodi che descrive attentamente diversi momenti della tre-giorni, dalla Zona rossa alle cariche della polizia, e "Genova per noi" di Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Wilma Labate e Francesco Ranieri Martinotti che ripercorre gli eventi a ritroso nel tempo, soffermandosi sull'inquietante vicenda di Bolzaneto, la caserma dei carabinieri trasformata in luogo di violenza gratuita.

Il 2002 fu l'anno in cui uscirono il maggior numero di produzioni italiane dedicate al G8 di Genova.
Francesca Comencini nel suo "Carlo Giuliani, Ragazzo" mette insieme le testimonianze degli amici della vittima, e parallelamente racconta le violenze subite dalla moltitudine di manifestanti, mentre Lucio Pellegrini sceglie il cinema di finzione per mettere in scena in "Ora o mai più", la storia di David, studente alla Normale di Pisa che avvicinatosi ad un gruppo di no global, si ritrova immerso in un contesto totalmente nuovo e fino ad allora a lui distante.

Nel corto "Not 1 Reason", Angelita Fiore usa il colore per i momenti della manifestazione pacifista e passa al bianco e nero per i brevi flash che mostrano gli atti di violenza tra poliziotti e manifestanti e nel suo "Il villaggio dei disobbedienti", Mario Balsamo va sulle tracce del “Popolo di Seattle”, un gruppo dalla grande carica aggregativa, disposto a superare le distanze e a ritrovarsi in ogni parte del pianeta per protestare contro le ingiustizie.
"Le strade di Genova" descritte da Davide Ferrario, non sono quelle percorse dalle auto blu dei premier mondiali, ma quelle sporche del sangue di gente di ogni età, mentre il trio di documentaristi formato da Federico Micali, Teresa Paoli e Stefano Lorenzi in "Genova senza risposte" porta prima di tutto la propria esperienza personale di manifestanti, e apre il film con parole di rabbia: “La paura che la gente non ti creda, creda che esageri, che non è possibile che quello che dici di aver visto è vero".

I fatti di Genova rientrano in parte anche in "Surplus" di Erik Gandini, che nel 2003 firma un documentario sulla natura distruttiva della cultura del consumo e sono protagonisti assoluti de "Il seme della follia" di Roberto Burchielli, diviso in tre capitoli, "I Black bloc devastano la città", "I carabinieri attaccano il corteo autorizzato" e "L'irruzione della polizia nella scuola Diaz".

Del 2011 è "G Gate" di Franco Fracassi e Massimo Lauria, inchiesta realizzata dopo una lunga indagine condotta da un gruppo di giornalisti che a distanza di tanti anni cerca di far luce su molte zone rimaste in ombra e di prossima uscita è invece "Diaz, non pulire questo sangue" di Daniele Vicari, ambientato nella scuola dove avvenne secondo Amnesty International “la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale".

19/07/2011, 09:00

Antonio Capellupo