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HYPNOSIS - Il thriller italiano che scava nella mente


Il film di 12/77, uscirà il 24 giugno in 50 copie. Quattro settimane di riprese tra interni e alcuni esterni nei parchi lungo il fiume e nelle strade di Crespi d'Adda. Formato di ripresa, digitale pesante a 4K, per accorciare il processo produttivo e tagliare i costi, senza rinunciare alla qualità per la necessaria resa cinematografica.


HYPNOSIS - Il thriller italiano che scava nella mente
L'estate italiana della paura continua con "Hypnosis". Dietro l'angolo c'è sempre qualcuno assetato di sangue, un alieno, un mostro, un demone, ad "allietare" le nostre serate cinematografiche.

"Hypnosis" è un thriller paranormale diretto da Davide Tartarini e Simone Cerri Goldstein (in arte 12/77), un tentativo onesto di fare un film con ambizioni commerciali, ma limitato da tanti piccoli fattori che ne mostrano la generale, non eccelsa qualità. Non sarebbe corretto fare paragoni con film di basso budget statunitensi, dove emerge una necessità e una sapienza (anche tra i neofiti) nel raccontare e nel mettere paura e dove la ricerca di novità supera la voglia di "mercato" con risultati spesso superiori alle attese, proprio al botteghino.
Non basta la cinefilia per fare un film; non basta una camera digitale 4K e degli attori, gli sponsor e la voglia di fare. Servono ispirazione e talento; il primo può arrivare, il secondo o ce l'hai o no. Serve la spinta irrefrenabile ad eliminare e mettere alla porta il già visto, ad evitare come la peste il "tanto è lo stesso" tipico della mentalità produttiva italiana.

E' un dolore doverlo dire ma gli attori non funzionano, non hanno lo spessore per essere personaggi principali, le qualità espressive e recitative per trascinare lo spettatore e sopportare il peso di situazioni difficili e dialoghi da thriller. Si salva in parte Nicola Baldoni, capace in qualche modo di scendere nei panni del disadattato con problemi psichici. Il resto è poco credibile.
Questo fa riflettere: o gli autori/registi non sono in grado di scrivere testi recitabili e credibili, o non sono all'altezza di dirigere gli attori, cogliendo e sfruttando la miglior interpretazione possibile. Oppure gli interpreti non sono capaci; e allora, perché sceglierli? Daniela Virgilio è bella ma, oltre all'inflessione romana, non decolla e i suoi continui sguardi di complicità con "lo psichiatra" diventano presto insopportabilmente banali. Federigo Ceci, non ha, e non è colpa sua, minimamente carattere e fisico per il ruolo dello psichiatra americano. Tutto ma non il professore.
Ripeto, è un dolore scriverlo, ma non c'era in giro nessuno di più adatto? Un interprete fuori dai cliché va bene, un interprete sbagliato no.

"Hypnosis", alla fine, un po' di paura la mette. Tensione poca, ma l'inesperienza ha il suo peso, un salto sulla sedia, qualche brivido, ma niente di più.

Rimaniamo in attesa non di un nuovo Argento o di un nuovo Bava, ma di un "nuovo" e basta.

22/06/2011, 11:11

Stefano Amadio