Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

"Sotto il Vestito Niente - L'Ultima Sfilata"
il thriller dei fratelli Vanzina


Il nuovo film dei Carlo ed Enrico Vanzina, prodotto dalla International Video 80 in collaborazione con Medusa Film e Sky Cinema, con protagonisti Francesco Montanari, Vanessa Hessler e Giselda Volodi, è un tipico prodotto medio caratteristico del loro cinema, penalizzato da alcune cadute ma impreziosito da una passione per la narrazione e per la messa in scena che rimane comunque apprezzabile per l’insita determinazione incondizionata.


Sotto il vestito niente, L’ultima sfilata” è il nuovo film dei fratelli Vanzina, seguito del primo capitolo girato nel 1985 ed a suo volta rifacimento di “Omicidio a luci rosse” di Brian De Palma (1984). Dal momento che il lungometraggio dei Vanzina incassò più dell’originale americano, nel 1988 uscì “Sotto il vestito niente 2” firmato da Dario Piana.

Il nuovo film è il tipico prodotto medio che gli eredi di Steno sono soliti proporci, magari senza lodi ma anche senza eccessive infamie. Certo il loro modo di vedere il cinema sembra rimasto fermo agli albori dei loro esordi, tra introduzioni con paesaggi da cartolina e personaggi già visti, ma almeno nella prima parte del film si avverte un certo gusto della narrazione che dice di una passione indiscutibile e già per questo apprezzabile. Se in “Sotto il vestito niente, L’ultima sfilata” ci sono dei difetti si possono ravvisare nella sceneggiatura, dal momento che il regista persegue una messa in scena senza pretese ma che è anche onesta e nobile nella decisione di non puntare sulla violenza (è ormai indiscutibile che gli imitatori di Quentin Tarantino sono solo patetici).

Dal punto di vista della scrittura Carlo ed Enrico giocano troppo con il genere, divertendosi eccessivamente a nascondere l’assassino prima ed a propinarci un finale imprevedibile, ma poco convincente, poi. Il film scade nell’ultima parte, tra scene già viste e sequenze poco convincenti. Ne esce bene Francesco Montanari, che smessi i panni de Il Libanese pare parecchio a suo agio nel ruolo del commissario. Convince già di più, almeno per il coraggio, la voglia di raccontare i personaggi con sfumature imprevedibili e poco quadrate, che portano il prodotto fuori dai binari del genere, in direzione di un cinema diverso ed ibrido che certo corre anche il rischio di apparire un po’ debole.

I fratelli Carlo ed Enrico Vanzina rimangono comunque un esempio dell’onestà e della voglia di fare cinema per il puro gusto del divertimento e per la determinazione di dimostrare di esserci ancora, più inviolabili di prima.

25/03/2011, 20:59

Giovanni Galletta