Fare un film partendo da uno dei romanzi più importanti della letteratura europea, dal quale Luchino Visconti ha tratto uno dei capolavori della storia del cinema è una sfida che fa tremare i polsi.
Con umiltà, quindi, con profonda umiltà, mi sono accostato a questo film, per raccontare il nostro tempo; questo inverno del nostro scontento, dei ragazzi del sud (ma anche di quelli del nord) persi in questa immensa periferia urbana che è diventata la nostra esistenza, in questo fluido divenire, in questo mare che ci alletta, ci illude, ci rapina di ogni cosa, e, quando vuole, ci restituisce, sotto forma di relitti, i nostri sogni persi nei meandri della corruzione e seppelliti nel punto più oscuro della nostra coscienza.
Pasquale Scimeca