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"In my Prison": la storia dello stato di soffocamento di un detenuto


Nei giorni in cui impazzano sui giornali italiani continui casi di suicidi nelle carceri, giunge al “Roma Fiction Fest” un cortometraggio di finzione che sceglie uno sguardo alternativo per raccontare lo stato di detenzione. “In my Prison” di Alessandro Grande è solo l'ultimo di una serie di corti di un giovane regista che, già trionfatore in numerosi festival e vincitore del Premio Alice ai David di Donatello 2008, sembrerebbe già pronto per la direzione di un'opera prima.

Realizzato con il contributo della “Provincia d Roma”, il film racconta lo stato di soffocamento di un detenuto che, grazie all'aiuto di un inserviente riesce a venire in possesso di un coltello che, in un finale a sorpresa, risulterà essere qualcosa di molto lontano da una potenziale arma. Il consigliere provinciale Gianluca Peciola, intervenuto in occasione della prima nazionale, ha sottolineato la doppia importanza del lavoro di Grande: "Alessandro è riuscito a cogliere con grande sensibilità la realtà dell'universo carcerario, tanto importante quanto escluso dal dibattito politico che riconosce nel detenuto un uomo irrecuperabile. Lo ha fatto attraverso un prodotto di importanza sociale oltre che culturale". Il regista ha voluto non contestualizzabili con una realtà precisa, sia il carcere che i pochi dialoghi in sceneggiatura, per sottolineare quanto i problemi legati allo stato psichico e fisico di un uomo in carcere siano completamente universali.

06/07/2010, 12:51

Antonio Capellupo