!Xš‚‰

Note di regia del documentario "Comando e Controllo"


Note di regia del documentario
Dopo otto mesi di vita, analisi, studio e racconto della situazione all'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009, dopo aver raccontato diaristicamente gli eventi “sommersi” nell'aquilano, in un documentario che si intitola "Yes We Camp" (girato fra L'Aquila e Roma, fra il 16 giugno 2009 e il 23 ottobre 2009) è nato "Comando e Controllo".
Era indispensabile, necessario, passare dal racconto di piccole storie a un'analisi d'insieme. Dalle storie particolari si racconta il quadro più ampio della situazione. Si dà una visione che deborda velocemente dai confini del cratere sismico. L'Aquila è un paradigma, un esperimento, un modo di pensare e gestire la cosa pubblica aggirando le leggi in maniera “legale”: per farlo, occorrono i poteri di Protezione Civile. Che permettono, a colpi di ordinanza, di derogare le leggi.
"Comando e Controllo" non è un film che dà speranza. E' un film che racconta e mette in guardia. E' un film politico, ed è, decisamente, un film “contro”. Contro un modo di pensare la cosa pubblica, l'emergenza, lo sviluppo sociale, la società tutta. E' un film contro il neoliberismo e il capitalismo dei disastri. E' un film che rivendica il diritto di critica. Si basa su una lunga ricerca, su confronto e analisi di testi e leggi, su una quantità enorme di testimonianze, raccolte in oltre 200 ore di materiale filmato. "Comando e Controllo" è un film cupo, persino quando strappa un sorriso.
Perfettamente in linea con i nostri tempi.
L'incontro e il contatto con Anna Di Lellio, che ha organizzato le proiezioni americane, è nato casualmente mentre lavoravo al precedente documentario; insieme si è pensato di organizzare un breve tour americano di "Comando e Controllo" e si è scelta come data d'inizio proprio il 6 aprile 2010, a un anno esatto dal sisma che ha copito L'Aquila e che ha dato il via a questa coppia di lavori.
La prima proiezione pubblica di "Yes We Camp", propedeutico a "Comando e Controllo", è stata fatta all'Aquila lo scorso anno, ma per questa seconda parte del lavoro, più ampio, duro e incentrato sulla deriva della gestione del potere in Italia attraverso le emergenze reali o dichiarate, si è pensato di portare il racconto di una storia italiana all'estero e poi di proporlo in Italia solo dopo le commemorazioni dell'anniversario del sisma, per evitare il rischio di strumentalizzazioni e per rispetto verso gli aquilani che meriterebbero di poter trascorre questo momento di raccoglimento, ricordo e commemorazione senza l'invadenza dei media.

Alberto Puliafito