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"La Grata": un film che funziona


"La Grata" è un film da finire. Lo dicono esplicitamente i due autori, Fabio Morichini e Matteo Sapio, alla proiezione anteprima al Teatro Argot di Roma. E anche questo articolo sul film rimarrà in sospeso fino alla versione definitiva.

"La Grata" è, più che un esperimento, la materializzazione della voglia incontrollabile di fare cinema, di mettere su una pellicola le proprie fantasie, di raccogliere gli amici e dedicarsi a raccontare una storia. E' forse il modo più onesto di fare un film oggi in Italia. Senza compromessi ministeriali, senza attori mono-espressione che "forse portano la tv", senza spacciare per ispirazione la routine di sceneggiatori ormai spremuti, senza dover riproporre i soliti argomenti triti e ritriti.

Ne "La Grata" c'è l'ironia della rassegnazione; il punto di vista di chi non riesce a fare ciò che vuole e invece di strapparsi i capelli, la butta sul disincanto.
La sceneggiatura ha qualche lacuna, alcuni interessanti filoni aperti non si chiudono; lo strozzino con le stigmate, i familiari della ragazza in coma, i due sceneggiatori stile "Drinking in L.A." dei Bran Van 2000. Scrittori alla "amatriciana" che preferiscono la cucina di casa, il vino pugliese e il "lardo di colonnata" ai bukowskiani bar di Venice Beach, per sognare i propri film da realizzare.
Morichini e Sapio affrontano soprattutto temi pesanti come la morte, l'eutanasia, l'usura ma sempre con leggerezza e disincanto. L'epidemia e l'invasione di mosche, poco incidono sullo sviluppo della storia e sono solo un pretesto per far muovere i personaggi nella realtà quotidiana, davanti a situazioni estreme ma possibili.

Senza voler nulla togliere alla sensibilità degli autori, per la versione definitiva ecco qualche consiglio non richiesto: accelerare il montaggio dei dialoghi (c'è troppa "aria" tra le battute); accorciare leggermente i momenti "visionari" (se non si vuole ricorrere ai benefici ministeriali non c'è necessità alcuna di stirare il film fino a 80 minuti, va bene anche 70) dando più ritmo al montaggio. Fare attenzione e rimontare qualche "salto di campo" (scena dello strozzino); non citare senza necessità il (no) budget del film (se funziona può esser costato 10 euro, se no anche 30 milioni di dollari non lo fanno funzionare).
E "La Grata", onestamente, funziona. (...continua)

02/02/2010, 12:05

Stefano Amadio