Il film inizia come un classico documentario storico che vuole raccontare tramite diverse voci le lotte avvenute nel secondo dopoguerra salentino tra tabacchine e proprietari terrieri. In realtà però, si palesa pian piano un conflitto non solo sociale, ma anche intimo: quello che ho vissuto io quando ho scoperto che mia nonna era una delle più grandi proprietarie terriere del mio paese e non ho saputo più se credere all’immagine celestiale che io avevo di lei e che mia madre aveva sempre contribuito a crearmi oppure se credere a un’immagine ben diversa, quella descritta da una capolega tabacchine che aveva lavorato nei campi di mia nonna. Qual era la realtà? Quale il vero volto di mia nonna e quindi della mia famiglia? E se mia nonna era una delle più grandi proprietarie terriere poteva essere coinvolta nell’attentato avvenuto durante un comizio comunista a poche settimane dalle elezioni? Da una parte le mie (non-scelte) origini sociali, il ricordo affettuoso di mia nonna e mia madre che dice “Non vuoi diventare dottore come papà?”, dall’altra il fascino per il lucido e affascinante e raro pensiero politico di un’anziana tabacchina che mi chiede “Chi sei tu?”, l’unica in un Paese in cui sembra morta ogni ideologia e tutti chiedono soltanto “Di chi sei figlio?”. Un film che dal sociale sconfina nel privato, ma solo per riaprirsi in modo più ampio alla res publica e chiedersi come si costruisce quella che chiamiamo Storia, se ce ne sia una o se possa essere ancora descritta anche solo come una medaglia a due facce: quella dei proprietari e quella dei loro lavoratori.
Corrado Punzi