Fondazione Fare Cinema
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Le storie e i volti del documentario
"Le Donne Vestivano Gonne Fiorite"


Le storie e i volti del documentario
Delle immagini in bianco e nero, che provengono dal passato: un accampamento di Rom colto in alcuni momenti tipici della sua quotidianità: le donne accudiscono i bambini, gli uomini battono il rame….. su queste immagini di repertorio la voce off di un'anziana rom kalderasha, Emilia, racconta degli spostamenti continui, del montaggio e smontaggio delle tende nei diversi paesi toccati dal loro incessante cammino di zingari, sempre alla rincorsa delle sagre e delle feste patronali.....
... Il volto di Emilia oggi, segnato dal tempo e dalla vita, che prosegue il suo racconto all’interno della piccola roulotte in cui vive, nell’accampamento nel cortile dell’ex foro boario di Testaccio, a Roma…..
... Rasema ha venti anni meno di Emilia, ma non si direbbe: il suo volto di ses­santenne è segnato da rughe profonde, anche se la sua espressione mantiene un che di infantile, specialmente quando sorride. Ci racconta del suo arrivo in Italia dalla Bosnia, nel lontano 1969, con il marito e un bambino piccolo in braccio.
Oggi vive nel piccolo campo all’Arco di Travertino, circondata dall’affetto e dal rispetto dei figli e degli innumerevoli nipoti. E il suo modo di vedere la vita, tradizionale, “all'antica”, dissolve.....
... Nel racconto delle esperienze di Umiza, romnì bosniaca che ha da poco superato la trentina e che è arrivata in Italia da Mostar quando aveva solo pochi mesi. Oggi vive in un container del villaggio attrezzato di via Cesare Lombroso, accanto ai suoi anziani genitori e ai fratelli.
Un marito perennemente in galera, la fatica di portare avanti la famiglia e far crescere i suoi due figli da sola..... la vita non è affatto semplice per Umiza, che si arrangia recuperando materiali di ogni genere nei cassonetti della spazzatura, per poi rivenderli nel mercatino aperto vicino al campo…..
... La stessa forza di Umiza anima le attività di Sevla, romnì quarantenne che è riuscita ad uscire dal campo di vicolo Savini e a garantire un tetto ai suoi otto figli occupando una casa abbandonata. Sevla è un'ottima ballerina di danze balcaniche e una donna forte, espansiva e solare. Ha messo a frutto le sue capacità creative con determinazione e passione, insegnando le danze tradizionali rom e avviando un'attività di piccolo artigianato. Tutta la vita di Sevla risente della presenza del ricordo del fratello morto oramai quasi vent'anni fa, il celebre poeta zingaro Rasim Sejdic, come dimostra anche l'e­ducazione che ha scelto di dare ai suoi figli, così orientata verso l'espressione artistica,.....
... E la passione per la danza, che pratica con impressionante bravura, Daniela l’ha ereditata proprio dalla madre. A diciannove anni Daniela ha rifiutato con serena determinazione lo stile di vita tradizionale della sua comunità che le proponeva un matrimonio precoce e il ruolo di madre e mo­glie sottomessa al marito. Il suo principale obiettivo è invece quello di cambiare le sue condizioni di vita: chiudere definitivamente con la vita del campo nomadi, trovare un lavoro che le permetta di rendersi autonoma, ma senza rinunciare a divertirsi, come è nei desideri di qualsiasi ragazza della sua età.....
... E una voglia quasi sfrenata di vivere pienamente la sua giovinezza caratterizza lo stile di vita di Mirela, ventenne che vive nel villaggio attrezzato di via dei Gordiani. Mirela è una forza della natura: volitiva, travolgente, sen­suale, con un modo tutto suo, sincero e diretto, di esprimersi. Non veste “alla zingara”, rifiuta anzi di indossare le tradizionali lunghe gonne a fiori e fre­quenta comitive di ragazzi italiani, rifuggendo la compagnia degli altri Rom. Questo suo comportamento la mette in cattiva luce dentro la comunità: non sono in pochi, e non solo gli adulti o gli anziani ma anche le sue coetanee, a considerarla una “poco di buono”.....
... Charlotte, invece, è una diciottenne che è riuscita a gestire armoniosa­mente e con consapevolezza il rapporto difficile tra il mondo dei Rom e il mondo dei “Gagé”: ha conseguito la licenza media, si è iscritta al corso per volontaria del servizio civile e ha iniziato a fare le prime esperienze come mediatrice culturale nella scuola elementare vicina al campo di Testaccio, dove vive con la sua famiglia. Ma la dolcezza del suo volto è contraddetta dal guizzo ribelle dello sguardo, quando ricorda con orgoglio di essere sem­pre riuscita a ribellarsi agli aspetti più arretrati della sua cultura di origine.

30/04/2009, 20:43