Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Liliana Cavani: "Mickey Rourke? Prima
o poi ritorneremo sul set insieme"


Liliana Cavani:
Un film che a distanza di 35 anni ancora impressiona e continua a far discutere”. Così Enrico Magrelli dopo la proiezione de "Il Portiere di Notte di Liliana Cavani, presentato al Cinema Farnese-Persol nell’ambito della rassegna Sguardi Persol sul Cinema alla presenza della grande regista emiliana e della giovane collega Anne Riitta Ciccone, nella consueta chiacchierata con il pubblico alla fine del film.
Ed in effetti sono passati tanti anni ma la forza di questa pellicola, che ai tempi della sua uscita (1974) fu molto controversa e divise la critica in due veri e propri schieramenti, è rimasta intatta. Come conferma anche la stessa Liliana Cavani: “il film fu un grande successo commerciale e la cosa ci stupì tutti perché noi pensavamo che fosse un film d’essai ma la cosa curiosa è che in Italia il punto di vista della critica era incentrato soltanto sul sesso (addirittura fu vietato ai 18 anni perché Charlotte Rampling nel rapporto sessuale stava sopra!) mentre in Francia il discorso verteva sul rapporto vittima-carnefice. In realtà il sesso faceva parte di un contesto molto più pregnante”. Sull’accoglienza critica riservata al film, la Cavani dice: “allora la critica girava intorno alle cose. Mi chiedevano sempre se il mio film era politico. Ma perché a quei tempi quelle erano le domande che si facevano. Ma non è un film politico. Va ben oltre i ruoli storici dei personaggi. Indaga la verità dei sentimenti”. E con rammarico ripensa al cinema del passato: “in quel periodo sono nate tante commedie bellissime che però sono state considerate inferiori rispetto al genere drammatico. I critici non hanno avvertito la presenza di un cinema degli anni Settanta. Al nostro cinema non manca nulla. Avremmo potuto fare un cinema migliore se solo avessimo saputo difenderlo, il nostro cinema”. E guarda con entusiasmo alla “rinascita”cinematografica di Mickey Rourke, attore con cui ha girato "Francesco" nel 1989 e che ammira profondamente: “è un attore sensibile e particolare, che può ancora fare molte cose. Ha un plus di umanità rispetto alla media degli attori americani. Mi piacerebbe molto fare un altro film con lui. Rourke ha anche in cantiere un’idea da realizzare insieme ma il progetto si è momentaneamente bloccato per problemi di diritti. In ogni caso, abbiamo altre alternative per rilavorare insieme Ci siamo sentiti anche di recente. In realtà non ci siamo mai lasciati dai tempi di Francesco. Siamo molto amici”. Ma come’è lavorare con Rourke e con gli attori americani? “C’è una differenza di lavoro con l’attore americano rispetto all’attore europeo”, sottolinea la Cavani. “Con gli americani si prova molto con gli europei meno. Io comunque dagli attori voglio sempre una loro originalità. Devono tirare fuori se stessi in piena libertà. Io do l’imput ma poi ci deve essere una spontanea adesione al personaggio. Mickey Rourke ad esempio ha una tecnica formidabile che gli arriva dall’Actor Studio. Tant’è che lui all’inizio voleva solo insegnare recitazione ma poi Coppola gli ha servito la grande occasione su un piatto d'argento chiamandolo per la parte del fratello di Matt Dillon in Rusty il Selvaggio e ha iniziato la sua carriera da attore. Sembra distratto ma in realtà è molto profondo. Non usa molto l’improvvisazione che invece è tipica degli attori italiani. Con gli americani si fanno prove a tavolino come si fa a teatro anche se il set poi è molto diverso dal palco teatrale”. Considerato il ricorrere di una data di grande rilevanza per la cultura italiana quali i 400 anni delle prime osservazioni effettuate da Galileo Galilei con il cannnocchiale, senza dimenticare la scelta dell’Onu di proclamare il 2009 Anno Internazionale dell’Astronomia, nel corso dell’incontro al Farnese-Persol s’è anche parlato del "Galileo", un film tv che la Cavani girò nel 1968 per la Rai e che non fu mai trasmesso.
Ecco perché: “il mio film fu considerato troppo anticlericale. Fu distribuito solo per qualche giorno e malamente al cinema. E ancora oggi se un film viene fatto con obiettività va incontro non solo alla censura ma anche alla non visione. Io penso però che il problema non sia la Chiesa in sé ma i clericali che si muovono al di fuori della Chiesa. Rivedendolo oggi il mio Galileo era in effetti molto duro ma trovo assurdo e quasi comico che la Chiesa si accanì contro quest’uomo quando nello stesso momento la scienza di tutto il mondo confermava già le sue scoperte. La Chiesa è autolesionista nel voler difendere a tutti i costi delle frontiere di tipo scientifico. L’uomo ha già implicita in sé la conoscenza dell’Universo. È impensabile considerare ancora la Bibbia come mezzo di conoscenza scientifica dell’Universo. Il caso di Galileo è emblematico. Niente è contro Dio. Chi crede nella creazione a maggior ragione dovrebbe essere interessato a conoscere sempre di più”. C’è comunque una buona notizia: la Scuola Nazionale di Cinema ha recentemente ultimato il restauro di "Galileo" ed è probabile che sarà proposto in uno dei grandi festival nazionali prossimi venturi.

06/04/2009, 08:23