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Intervista a Marco Simon Puccioni sul film "Riparo"


Pubblichiamo una interessante intervista a Marco Simon Puccioni, il regista del film "Riparo", che esce nelle sale italiane venerdì 18 gennaio 2008, dopo aver partecipato ad una cinquantina di festival in tutto il mondo. Oltre al suo film si affronta anche lo spinoso tema del sistema cinematografico in Italia.


Intervista a Marco Simon Puccioni sul film
Marco Puccioni sul set di "Riparo"
Carissimo Marco, grazie per aver accettato la nostra intervista, che ti abbiamo richiesto in tempi record prima dell’uscita di "Riparo" nelle sale. Innanzitutto, come nasce l’idea di questo film?
Marco Simon Puccioni: Dalla lettura di un soggetto scritto da Monica Rametta e Clara Ferri scritto ai tempi della guerra civile Jugoslava. Monica e Clara hanno immaginato come una coppia di donne di ritorno da una vacanza al mare in Croazia avrebbe reagito all'arrivo nella loro vita di un ragazzino bosniaco in fuga dalla guerra. Al momento di scrivere la guerra era finita da molto tempo e nel frattempo l'11 settembre aveva cambiato il mondo. Quando abbiamo scritto la sceneggiatura il soggetto si è trasformato, ambientando la storia nel Nord est, introducendo la differenza di età, di classe, cambiando la nazionalità del ragazzino, alzandone l'età per creare una tensione con le due donne che non fosse solo genitoriale e molto altro ancora che si è sviluppato ulteriormente con l'arrivo di Heidrun Schleef che ha affiancato me e Monica nella scrittura della sceneggiatura.

"Riparo" è un film molto distante dagli stereotipi della società italiana. E’ film che parla della convivenza tra le diversità, tema ancora molto underground in Italia. Che tipo di accoglienza ti aspetti dal pubblico italiano su tematiche inedite come queste?
Marco Simon Puccioni: Spero che il fatto che il film abbia un percorso internazionale alle spalle, da Berlino in poi, convinca il pubblico più accorto che si tratta di un film italiano connesso per tematiche in discussione in Europa e nel mondo. La risposta del pubblico dipende anche molto dalle possibilità offerte dalla distribuzione. La Movimento è una società appena nata e so che le persone che ci lavorano e l'ufficio stampa Mimmo Morabito hanno fatto il massimo per far conoscere il film, ma le sale che abbiamo avuto sono poche e quindi speriamo che la stampa e il pubblico permettano al film di vivere a lungo, in modo da permettere a tutte le persone interessate di vederlo. Credo che ci sia un pubblico in Italia, colto e curioso, che vuole essere confrontato con personaggi adulti e complessi, con linguaggi semplici o sperimentali, ma non ovvi. Insomma sono sicuro, perchè ne ho avuto riscontro all'estero, che se questo tipo di pubblico riuscirà a vederlo, non rimarrà deluso.

La scelta di Maria De Medeiros e Antonia Liskova è risultata azzeccatissima, ma in qualche modo anche influenzata dalla mancanza di attrici italiane disposte a recitare ruoli omosessuali. Che idea ti sei fatto di queste difficoltà che hai sperimentato?
Marco Simon Puccioni: Durante la fase di casting ho sentito che molte attrici o agenzie avevano paura a interpretare ruoli omosessuali. E' triste vedere che in Italia ci siano ancora tante resistenze a parlare in modo sereno della diverse declinazioni dell'animo umano che comprende anche la sfera sessuale e l'affettività. Anche in questo l'Italia è un caso in Europa. Naturalmente, non voglio generalizzare, anche perchè c'erano anche attrici italiani che avrebbero voluto interpretare i ruoli, ma magari non avevano a mio avviso le qualità adatte per i personaggi. La scelta di Antonia e Maria è stata indotta anche dalla contingenza, ma è stata fatta liberamente, senza pressioni esterne e puramente per un mix di considerazioni sull'abilità e sul modo di diventare i personaggi. Comunque sono molto contento dei miei attori.

Durante l’incontro dopo la proiezione alla Berlinale ci avevi detto di aver perso le tracce di Mounir (il ragazzo magrebino che interpreta il ruolo di Anis), che dopo le riprese era letteralmente scomparso (come del resto accade proprio nel film). Sei riuscito a rintracciarlo? E’ riuscito poi a vedere il film?
Marco Simon Puccioni: No, ad oggi Mounir non è riuscito a vedere il film. Ho parlato con lui due settimane fa, ma dopo non mi ha più risposto. Ogni tanto ricompare e riesco a capire che vive sempre al limite, rischiando spesso cadere di nuovo nel percorso di devianza dal quale cerca faticosamente di uscire. Spero ancora che il film lo possa aiutare a ad uscire dalle difficoltà, ma forse mi illudo. Da parte mia e di Maria ci sono stati tentativi di far si che questo film non sia solo una parentesi, ma se non riusciamo ad entrare in contatto con lui sarà difficile.

Come è avvenuta la scelta del mitico Vitaliano Trevisan nel ruolo del fratello di Anna?
Marco Simon Puccioni: Anche per il ruolo del fratello di Anna il casting è stato lungo, poi mi è venuto in mente Vitaliano e tutto è stato semplice. Era perfetto per la parte, conosce benissimo, meglio di me, il mondo descritto dal film, lo ha vissuto e ne ha scritto a lungo con una penna affilata e tagliente. Lavorare con lui e con Mounir mi rendeva il piacere del documentario.

Il film è stato finora invitato ad oltre 50 festival in tutto il mondo. E’ destinato ad entrare sicuramente nella top10 (e molto probabilmente nella top5) dei film italiani più apprezzati dalla critica tra le uscite del 2008. Cosa hai tratto da queste esperienze di proiezione ai festival?
Marco Simon Puccioni: ...Vedremo. Comunque è vero che nei festival è andato bene. Le reazioni di pubblici diversi come i brasiliani, i giapponesi, i sudafricani, gli americani, gay e non, sono molto interessanti perchè ti rendi conto che pur avendo un film che è sempre lo stesso, gli spettatori notano cose diverse a seconda della loro cultura e sensibilità. Ci sono pubblici molto politicizzati che si sono concentrati sul modo in cui gli stranieri vengono trattati in Italia (Brasile, Sud Africa). Altri più concentrati sugli aspetti del triangolo amoroso e sulle sue implicazioni con la società (Giappone), pubblici gay che si sentivano rappresentati dal film proprio perchè il film non affronta direttamente l'omosessualità come "il problema" ma lo mette in relazione ad altri aspetti del comportamento.

Il film è uscito in Italia dopo un anno dalla proiezione alla Berlinale. In quell’occasione la produzione era riuscita addirittura a firmare un contratto di distribuzione negli USA. Quali sono stati i motivi principali del mancato interesse dei distributori italiani al film?
Marco Simon Puccioni: Prima di tutto i distributori italiani di film di qualità sono pochissimi rispetto ad altri Paesi. I pochi che ci sono si concentrano sul cinema estero e distribuiscono raramente film italiani, a mio avviso non sono in grado di recepire la rinnovata vitalità che il cinema italiano sta dimostrando in questi anni. I distributori che distribuiscono in modo continuativo cinema italiano o sono in costante crisi come l'Istituto Luce o hanno interesse molto timido e incostante per il cinema d'autore come 01 Distribution e Medusa. Esiste quindi in Italia un vuoto, non ci sono società italiane di dimensioni medio piccole che distribuiscano in modo costante cinema d'autore italiano (con un listino di almeno 3-5 titoli l'anno), o almeno io ne conosco. E' assurdo che il ministero finanzi film dichiarati di interesse culturale e poi non possa fare nulla perché questi titoli vengano distribuiti, lasciandoli alle scelte di un mercato inesistente. Troppo facile poi far scrivere un giornalista sullo spreco dei denari pubblici. Non basta chiedere che i film presentati abbiano distribuzione al momento della domanda se non si fa in modo che esistano queste società di distribuzione ed un circuito di sale indipendenti. E' una carenza grave del sistema italiano che spero verrà recepita da chi sta scrivendo la nuova legge sul cinema.
Ciò detto, in questo clima di confronto duro tra laicismo e religioni, non escludo che il fatto che il film abbia personaggi omosessuali abbiano creato un ulteriore ostacolo alla distribuzione del film. Ma questa non sarebbe altro che la conferma che l'Italia sia un paese europeo diverso dagli altri.

Alla fine il film uscirà nelle sale italiane grazie ad una neonata etichetta di distribuzione, la Movimento Film. Puoi dirci qualcosa in più riguardo alla Movimento Film?
Marco Simon Puccioni: La Movimento Film nasce proprio come reazione a questa assenza da parte delle distribuzioni italiane. E' una società particolare perchè formata da autori e produttori. Attualmente i soci sono quattro, due autori, un produttore e un direttore della fotografia/consulente di numerosi festivals. In futuro si associeranno altri produttori come Amedeo Pagani, Daniele Mazzocca ed altri che importanti produttori indipendenti che hanno dimostrato molto interesse nel creare un mezzo per distribuire i propri film più di nicchia, quelli che non possono avere l'interesse dei gruppi più grandi perché non abbastanza commerciali. la Movimento Film si concentrerà nella distribuzione del cinema italiano di qualità che ha avuto riconoscimento nei festivals, coinvolgeno e associando di volta in volta autori e produttori del film. Successivamente è previsto che la società allargherà i suoi interessi anche al cinema d'autore estero.

So che sei molto impegnato in associazioni di cineasti, per promuovere la libertà artistica di questo settore. Uno dei problemi delle opere italiane di qualità è chiaramente quello della distribuzione, come avevi ribadito anche ad una tua recente intervista alla 25a Ora su LA7. Alla luce della tua esperienza, come credi si possa migliorare la distribuzione del film italiani in sala?
Marco Simon Puccioni: Prima di tutto si deve agire con delle norme anti trust che liberino il mercato dai monopoli, locali, nazionali e di fatto. Poi la situazione è diversa per i vari segmenti: la sala, home video, tv, hanno tutti problematiche diverse che vanno affrontate. il mercato della sala è quello che soffre di più perchè le sale sono collocate in modo irrazionale nel territorio, e poi ce ne sono moltissime per un certo tipo di film e pochissime per altri. Dovrebbero esistere più circuiti di cinema qualità indipendenti, più società di distribuzione con accessi liberi al mercato. Insomma ci vorrebbe qualcuno, lo stato, una agenzia che sorveglia e controlli che non si formino nodi e colli di bottiglia. Sarebbe bello che i film che hanno valore raggiungano tutti il proprio pubblico, preferibilmente in sala, ma anche in tutti gli altri circuiti, rispettando la gerarchia di sfruttamento che predilige il momento di socializzazione della sala.

Per concludere, una nota sul panorama cinematografico italiano attuale. Come sono cambiate le produzioni italiane negli ultimi anni? Cosa ne pensi di questa fase del cinema italiano?
Marco Simon Puccioni: Il cinema italiano sta vivendo un momento di grande fermento, non credo si possa parlare di rinascimento, perchè il cinema non sarà mai più quello dell'epoca d'oro, ma credo che il cinema italiano è vivo, uno dei migliori al mondo e forse può tornare a dare qualcosa di importante alla cultura di questo Paese e internazionalmente. Per accorgercene basta guardare alla nuova generazione di cineasti che è tornata a farsi apprezzare all'estero come non succedeva una decade fa. Però per far sì che questo rinnovamento non si perda e si spenga è necessario sostenerlo con politiche intelligenti, non assistenzialiste, non invasive, ma con ben in mente di sostenere senza remore il talento e l'industria, obbligando tutti a fare la propria parte e a prendersi le responsabilità che derivano dal potere. Gli autori a mio avviso ci sono, anche se a volte stentano ad emergere, ora abbiamo bisogno di infoltire la schiera degli imprenditori di cinema, produttori e distributori, rendendogli indipendenza di scelta e accesso alle fonti di finanziamento e al pubblico.

18/01/2008, 08:00

Daniele Baroncelli