Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Simone Pinchiorri  (24/04/2007 @ 13:28)
"Il Mio Paese" descritto da Daniele Vicari è rappresentato dalla industrializzazione e socializzazione di Gela e Termini Imerese, di Melfi, dei laboratori dell'Enea di Roma, di Prato alle prese con la complessa dinamica dell'immigrazione cinese e di Porto Marghera. Il regista descrive molto bene la vita di questi luoghi, basata su poli industriali più o meno importanti e di grande impatto sia dal punto di vista naturale che sociologico. Il viaggio parte da Gela ed arriva a Porto Marghera in un screscendo di temi che mescolano la desolazione alla grande voglia di "rinascita" di un'intera popolazione. Ogni tappa del viaggio focalizza un tema ben preciso, ma anche un tema comune a tutta la popolazione, quello dell'industrializzazione. Emblematica la frase "il fenomeno industriale è il fenomeno sociale", che racchiude tutta l'essenza del documentario. Il regista non vuole porre rimedio ai problemi o indicare possibili soluzioni future alla crisi economica, ma vuole descrivere uno spaccato della nostra penisola molto forte e veritiero. Emblematica è la parte del documentario girata nella "città industria" di Prato, dove la manodopera cinesa a sorpassato quella locale con la stessa operosità che aveva sempre contraddistinto il lavoro del cittadino pratese. Belle le interviste allo scrittore Edoardo Nesi ed a Gianfranco Bettin, due personaggio di rilievo sia della cultura che del mondo del lavoro italiano. Entrambi mettono in evidenza la presa di coscienza da parte del ceto operaio, che vive sulla propria pelle i cambiamenti, e sente la necessità di riqualificazione del sistema industriale per muovere i passi necessari verso una nuova rinascita. Il lavoro di Vicari prende spunto dal documentario dell'olandese Joris Ivens "L'Italia Non è un Paese Povero", di cui sono visibili molti spezzzoni durante la narrazione. Eccellente il montaggio delle varie sequenze, eseguito dal regista stesso e da Benni Atria.

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